Diocesi: mons. Di Donna (Acerra), “pensare che la pastorale e la catechesi possano riprendere come prima sarebbe un’ingenuità e un’occasione perduta”

“Una parola amica, che incoraggi a guardare il futuro con speranza”: è quella che rivolge alla diocesi il vescovo di Acerra, mons. Antonio Di Donna, negli “Orientamenti per la ripresa delle attività pastorali in tempo di emergenza sanitaria”. “L’esperienza della pandemia ci ha segnato tutti nell’intimo, perché ha intaccato uno dei requisiti strutturali dell’esistenza umana, quello delle relazioni; la stessa vita ecclesiale è stata coinvolta, costringendo a rimodulare la pratica religiosa”, sottolinea il presule, evidenziando che “il nuovo anno pastorale si apre in un tempo di incertezza a causa della permanente emergenza sanitaria; la ripresa delle attività pastorali sarà ancora limitata dalle misure di tutela della salute pubblica”.
Il vescovo rinnova “la gratitudine ai sacerdoti e ai loro collaboratori per la generosa disponibilità con cui, anche in questi mesi difficili, hanno saputo mantenere i contatti con le persone. Hanno trovato coraggiose vie di servizio pastorale, testimoniando paterna e tenera prossimità al popolo di fronte alla morte, ai drammi delle famiglie colte di sorpresa da un dolore grande e minaccioso, ai drammi dei ragazzi chiusi in casa, ai riti religiosi e percorsi di formazione cristiana sospesi”.
“Ora – afferma mons. Di Donna – ci attende il compito delicato di progettare, con le dovute precauzioni, un cammino comunitario, che favorisca un maggior coinvolgimento delle persone e la loro partecipazione all’Eucaristia domenicale. Invito tutti voi a non rassegnarsi ma a reagire ed a riprendere le attività pastorali, certo nella prudenza e nel rispetto delle prescrizioni vigenti ma senza cedere alla tentazione dell’immobilismo”.
Poi un invito: “Guardiamo al tempo presente con fiducia, consapevoli che questo tempo, come ogni tempo della storia, presenta difficoltà ma anche opportunità. Prepariamoci a vivere un discernimento comunitario che porti a scelte operative adeguate, non ispirate dal comodo criterio pastorale del ‘si è fatto sempre così’, ma dalle possibilità che il tempo attuale offre. Molti vorrebbero tornare alla ‘normalità pastorale’ di sempre. Rifuggiamo la tentazione di soluzioni immediate e cerchiamo piuttosto di discernere una nuova gerarchia pastorale. È il tempo di ‘reimpostare la rotta della vita’, di rivedere le nostre agende, le nostre abitudini e priorità”. Il vescovo conclude: “Pensare che la pastorale e la catechesi possano riprendere come prima sarebbe un’ingenuità e un’occasione perduta. La pandemia sta lasciando strascichi che rendono il quotidiano più incerto: molti dovranno fare i conti con crisi lavorative e sociali, mentre le famiglie si scoprono sole nel compito di educare i figli”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Chiesa