Infanzia: Istat, offerta asili nido e servizi socio-educativi in aumento soprattutto al Sud. In crescita spesa dei Comuni e delle famiglie

Le Regioni del Sud fanno registrare l’incremento di posti più significativo per quanto riguarda i servizi per la prima infanzia, pari al 5,6%, rispetto all’anno educativo 2017/2018, contro lo 0,3% a livello nazionale. È quanto emerge dal report diffuso oggi dall’Istat su “Offerta di asili nido e servizi integrativi per la prima infanzia” relativo all’anno 2018/2019.
Relativamente al territorio nazionale, “tendenzialmente – viene spiegato – l’offerta di servizi si concentra nei grandi Comuni e nelle aree più sviluppate economicamente. I Comuni capoluogo di provincia hanno raggiunto il 33% di copertura, tutti gli altri Comuni si attestano su una media di 22,4 posti per 100 residenti sotto i 3 anni”.
Stando ai dati diffusi, nel 2018 la spesa corrente impegnata dai Comuni per i servizi educativi ammonta a circa 1 miliardo e 501 milioni di euro, di cui il 19,5% rimborsata dalle famiglie sotto forma di compartecipazione degli utenti. Dopo il calo registrato nel 2013-2014 e la sostanziale stabilità degli anni successivi, il 2018 registra una crescita rispetto all’anno precedente del 3% a livello nazionale e del 6% al Sud. Secondo quanto rilevato dall’Istat, in termini pro-capite, la spesa dei Comuni ha continuato a crescere leggermente, anche negli anni successivi alla crisi economica, per effetto del calo demografico che ha interessato la popolazione di riferimento (bambini di età 0-2 anni). La spesa dei Comuni per i servizi socio-educativi è destinata per il 97% agli asili nido e solo per il 3% ai servizi integrativi per la prima infanzia. Per quanto riguarda i costi sostenuti dalle famiglie, “si stima che il carico medio annuo che deve sostenere una famiglia per il servizio di asilo nido passa dai circa 1.570 euro nel 2015 ai 2.208 euro del 2019”. Questo è uno dei fattori che incide maggiormente sulla frequentazione dei bambini sotto i 3 anni di una qualsiasi struttura educativa: in Italia sono il 25,7% dei residenti coetanei che, nonostante la presenza di anticipatari alla scuola d’infanzia (5,1%) non ci fa raggiungere la media europea (35,1%).

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