Ordinariato militare: corso per cappellani ad Assisi. Padre Faggioni (Alfonsiana), “cure palliative, vicinanza e compassione risposta all’eutanasia”

“L’eutanasia tende ormai ad imporsi come soluzione al dolore umano e alla paura della morte. Per le quali, in realtà, solo la vicinanza e la compassione assieme alle cure, anche palliative, possono offrire una risposta degna dell’uomo”. Lo ha ribadito padre Maurizio Faggioni, dell’Accademia Alfonsiana, che ieri è intervenuto al corso di formazione e aggiornamento per i cappellani militari, in corso ad Assisi, con a tema “Diritti umani e nuovi diritti”. A fare da sfondo alla seconda giornata di lavori, spiegano dall’Ordinariato militare, sono stati proprio i temi legati alla sfera delle dipendenze, della sessualità e dell’origine e fine vita. A riguardo è intervenuto anche Giuseppe Noia, docente Medicina dell’età prenatale presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma: “Negli Hospice perinatali la progettualità può seguire evoluzioni impensate dovute ad interventi terapeutici e/o palliativi che cambiano la storia naturale della patologia e diventano medicina della speranza, di vita e di concreti risultati clinici con bimbo in braccio. Tutto questo mondo che la scienza prenatale ha acquisito, ha dimostrato che l’informazione deve diventare conoscenza. Tale passaggio è importante perché la prima (l’informazione) è molto superficiale e non affronta i problemi nella loro interezza e profondità; la seconda (la conoscenza) vive il confronto con metodologie rigorose scientificamente e porta ad un processo di reale consapevolezza. È la consapevolezza che, portando la scienza dal ‘sapère’ al ‘sàpere’, dimostra come la scienza possa assaporare la bellezza di diventare servizio per la persona umana”. Sul fine vita è intervenuta Francesca Tortoreto, del Fatebenefratelli: “La sofferenza e la fine della vita sono dei temi con i quali i medici devono ogni giorno interfacciarsi nell’esercizio della propria professione. Il progresso delle scienze mediche ed infermieristiche ha migliorato radicalmente le condizioni di vita delle persone malate, ma nello stesso tempo grandi problemi, ostacoli apparentemente insormontabili si affastellano nell’esperienza della sofferenza del malato, e ne aggravano il dolore”. “Il cammino della cura del malato e dei suoi cari – ha concluso –, immersi con lui nella sofferenza, richiede cure eccellenti, formazione scientifica, innovazione, reti sociali di supporto. Richiede anche atti apparentemente meno professionali, come dedicare tempo di ascolto, di vicinanza e di condivisione. Richiede il coraggio di rinsaldare e di testimoniare le ragioni della speranza che possono sempre illuminare il cammino dell’uomo, anche quando la malattia e la morte si rendono presenti”. Sintetizzando i lavori della giornata l’ordinario militare, mons. Santo Marcianò, ha messo in risalto l’inderogabilità della preparazione dei sacerdoti in genere e nello specifico dei cappellani militari su queste tematiche particolarmente delicate e quanto mai attuali, ribadendo come la conoscenza scientifica sia necessaria per un accompagnamento pastorale anche nel sacramento della riconciliazione”. La riflessione di oggi e domani si sposta sull’area dei conflitti e della pace.

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