Grecia: Intersos, a tre anni dall’incendio a Lesbo “fallite le promesse di un’accoglienza dignitosa. Inadeguato e disumano il campo di Kara Tepe”

(Foto Intersos)

A distanza di quasi tre anni da quando Intersos ha iniziato a lavorare sull’isola di Lesbo a seguito dell’incendio che il 9 dicembre 2020 distrusse il campo di Moria. Nel portare incessantemente avanti i progetti di assistenza alle persone migranti, rifugiate e richiedenti asilo bloccate sull’isola, gli operatori dell’organizzazione umanitaria hanno osservato “il fallimento delle promesse di offrire soluzioni di accoglienza dignitose e non emergenziali, denunciando l’inadeguatezza e la disumanità del campo temporaneo di Kara Tepe”. Lo afferma un nuovo report di Intersos Hellas, evidenziando l’impatto che le condizioni di vita sull’isola hanno sulla salute mentale delle persone, spesso già compromessa dai traumi e le violenze subite nel corso del viaggio. La ricerca si concentra sulle testimonianze delle 165 persone che hanno ricevuto supporto psicologico e psichiatrico continuativo e sulle 701 persone che hanno goduto del supporto psicosociale fornito da Intersos. Persone che in alcuni casi possono trovarsi a trascorrere sull’isola anche diversi anni, in attesa di una risposta sul loro status o di essere ricollocate altrove, senza alcuna certezza sulle modalità e le tempistiche dell’iter che le attende. Le principali categorie di sintomi psichiatrici individuati attraverso le consultazioni sono: sintomi correlati a disturbi dell’adattamento (4,28%), sintomi correlati a disturbi depressivi (2,85%), sintomi correlati a reazioni post-traumatiche (2,14%) e sintomi correlati a disturbi multipli (10,27%). La maggior parte delle persone assistite da Intersos (76,18%) presentano sintomi psicologici che non sono correlati a nessuna categoria specifica. Il rapporto evidenzia come il 10,8% (76 su 701) della popolazione totale ha denunciato comportamento suicida o autolesionista o una combinazione di entrambi. Pesano i numerosi episodi di violenza di genere, che riguardano il 20% delle persone assistite (e fra queste le donne contano per il 91% delle persone sopravvissute a violenza). La precarietà delle condizioni di vita sull’isola rende queste donne particolarmente a rischio. Le donne single nel Centro di registrazione e identificazione di Kara Tepe affrontano problemi di sicurezza personale legata alla larga preponderanza di uomini nel campo e all’inadeguatezza delle misure di prevenzione.

foto: Intersos

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