Diocesi: Ivrea, mons. Cerrato annuncia la sua rinuncia per raggiunti limiti d’età e invita a “non chiudere gli occhi sulla situazione delle nostre comunità”

“Riconoscente al Signore per tutti i Suoi doni guardo con serenità al prossimo 13 ottobre quando, se Dio vuole, entrerò nel 75° anno di età, nel corso del quale – “enixe rogatus” (vivamente invitato) dalla Legge della S. Madre Chiesa – presenterò al Santo Padre la rinuncia al servizio nella diocesi a cui sono stato mandato”. Si apre con questo annuncio la lettera pastorale che il vescovo di Ivrea, mons. Edoardo Aldo Cerrato, ha inviato alla diocesi per l’anno pastorale 2023/24.
Richiamando l’esortazione a “Imparare a congedarsi” più volte espressa da Papa Francesco e ricordando quanto aveva affermato nel primo saluto in occasione della nomina a vescovo – “ciò a cui tengo maggiormente e che desidero servire è la vostra amicizia con Cristo” –, il presule confessa: “Non so se e quanto io sia riuscito a mantenere fede a questo fondamentale intento; penso però di poter dire che da questa luce non ho mai distolto lo sguardo in tutti i passi del cammino”.
Nella seconda parte della lettera pastorale, mons. Cerrato sottolinea che “nell’anno pastorale che inizia continueremo il Cammino sinodale”. “Le ‘Linee guida’ per questa fase sapienziale saranno distribuite dai parroci ai referenti di ogni parrocchia: l’ampio – molto ampio: 34 pagine – documento della Cei suggerisce vari spunti di riflessione. Sono certo che nelle parrocchie e nelle vicarie continuerà l’impegno già messo in atto nella prima fase”, prosegue il vescovo, secondo cui il tema del Sinodo dei vescovi – “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione” – “è importante anche per il nostro Cammino sinodale”. “Siamo chiamati, innanzitutto, ad ascoltare che cosa dice il Signore e a chiederci, ognuno, come stiamo vivendo la comunione, la partecipazione alla vita della Chiesa, e la missione”, continua mons. Cerrato, per il quale “realisticamente, non possiamo chiudere gli occhi sulla situazione delle nostre comunità, come di tutta la Chiesa e della stessa società”. “Vescovi, preti e laici – osserva – siamo interpellati a considerare lo stato di salute della nostra fede, non in astratto, ma dentro alla vita ed alle circostanze di ogni giorno, nella vita personale e in quella delle nostre comunità, nella loro esistenza ordinaria”. “Comunione, partecipazione, missione sono da riscoprire, con l’aiuto dello Spirito Santo”, conclude il vescovo, convinto che “quando, anziché sparlare gli uni degli altri partendo da miti o slogan, ci incontriamo e ci diciamo – credendoci – che Cristo è in mezzo a noi, quando preghiamo insieme, quando esprimiamo anche dei dubbi perché su certe cose possiamo anche non essere d’accordo, è lì che compiamo il cammino sinodale”.

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