Diocesi: mons. Aloise (Rossano), morte di Carmine Morello rivela la presenza in città della “velenosa bestia della ‘ndrangheta”

“Questa tragedia è l’ennesima occasione per riconoscere che, anche nella nostra amata città di Corigliano Rossano, si nasconde la velenosa bestia della ‘ndrangheta!”. Lo hanno scritto in una lettera aperta mons. Maurizio Aloise, arcivescovo di Rossano – Cariati, e i parroci del centro storico dell’area urbana rossanese, a seguito di un omicidio che ha sconvolto la comunità cittadina e diocesana (il corpo senza vita di Carmine Morello, 49 anni, è stato ritrovato domenica scorsa). “Mentre nelle strade di Rossano – si legge nella lettera – tanti giovani insieme a tante mamme e papà si adoperano per costruire percorsi di bellezza evangelica, altri giovani, altre mamme e altri papà si arrogano il diritto di distruggere, con la prepotenza e l’arroganza, i sogni e gli affetti di tanti fino ad elevarsi a padroni della vita altrui”.
Il presule e i parroci hanno evidenziato che “l’assordante silenzio che sembra voler attendere che il tempo passi velocemente per cancellare anche questa triste pagina della vita sociale di un territorio e così dimenticare tutto” e “convincersi che sono cose che capitano”. Eppure, evidenziano nella lettera, “questa volta sentiamo la necessità di elevare il nostro grido corale dinanzi a tanta indifferenza” perché “abbiamo ancora l’occasione di aprire gli occhi su tante situazioni di illegalità e di criminalità che si consumano nella nostra città”. Per mons. Aloise e i parroci, “davanti ai ragazzi e agli adulti più fragili non si deve tacere come Chiesa e come società civile perché annunciare l’amore di Dio e il Vangelo di Cristo Gesù è denunciare allo stesso tempo la bruttezza del male in tutte le sue forme contrastando ogni logica che disumanizza l’umano!”. Da qui l’appello a “istituzioni civili, famiglie, scuole e associazioni”: “Ritroviamoci insieme per garantire un’azione educativa autentica che sappia formare i cuori di ‘buoni cristiani e onesti cittadini’”. “Non può essere la cultura mafiosa, la violenza, l’illegalità, la corruzione e il favoritismo a dominare le nostre relazioni sociali”. Ancora, una rassicurazione: “Non dobbiamo avere paura! Siamo in tanti ad aver resistito alle proposte che ci avrebbero condotti lontano dai sentieri della giustizia e della legalità”. Per questo “percorriamo a testa alta la strada della giustizia, della denuncia, della solidarietà, liberando il cuore dalla vendetta e dall’odio, aprendoci al perdono e all’amore vero”.

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