Guerre e fame: Acf, l’85% delle persone in condizioni di crisi alimentare vive in Paesi in conflitto

L’85% dei 258 milioni di persone in condizioni di crisi alimentare,  vive in un Paese in conflitto e per 117 milioni di persone i conflitti rappresentano la causa principale e diretta della fame. È quanto emerge da un un nuovo rapporto di Azione contro la fame (Acf), pubblicato oggi, secondo cui i conflitti e la violenza, principale motore della fame, minacciano la sicurezza alimentare di milioni di persone nel mondo. Nel report No matter who’s fighting, hunger always wins”, l’organizzazione evidenzia come a pagare il prezzo maggiore siano sempre i civili. “Le guerre sono la principale causa di fame nel mondo, eppure sia i conflitti che la fame sono prevenibili. Ed è questo che li rende ancor più inaccettabili – ha dichiarato Simone Garroni, direttore di Azione contro la fame -. L’allarmante recrudescenza della fame nel mondo va di pari passo con il numero e l’intensità crescenti dei conflitti armati e con la palese inosservanza del diritto umanitario internazionale da parte dei belligeranti”. Il diritto umanitario internazionale proibisce gli sfollamenti forzati, la contaminazione da mine e gli attacchi alla terra, al cibo, all’acqua e agli operatori umanitari ma continua ad essere impunemente violato. Nel 2022, ad esempio, 376.400 persone hanno sperimentato condizioni di carestia, ovvero il livello più estremo e mortale di fame, in Afghanistan, Burkina Faso, Haiti, Nigeria, Somalia, Sud Sudan e Yemen, tutti Paesi che affrontano conflitti prolungati o gravi condizioni di insicurezza. Il rapporto descrive nel dettaglio tutti i modi in cui la fame può essere usata come arma di guerra: sfollamenti forzati, distruzione o saccheggio dei raccolti, espropriazione dei terreni, distruzione delle infrastrutture e dei servizi essenziali, contaminazione dei terreni agricoli con le mine antiuomo e azioni che ostacolano l’accesso umanitario. Ci sono anche raccomandazioni su come le parti in conflitto e gli Stati membri delle Nazioni Unite possono ridurre la fame causata dai conflitti e investire nella costruzione della pace per prevenire l’insicurezza alimentare. Per sostenere le sue richieste, Azione contro la fame ha lanciato una petizione in tutti i Paesi del suo network, chiedendo ai cittadini di aderire all’appello rivolto ai leader mondiali.

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