Domenica delle Palme: mons. Parisi (Lamezia Terme), “solo l’amore vince il tradimento, la cattiveria, la paura”

“Chiediamo al Signore, rivivendo la Passione e morte di Gesù, questa grazia: di vivere nell’amore, di offrire amore perché solo l’amore vince il tradimento, la cattiveria, la paura. L’amore è segno di un Dio che è vicino, che ci ama, del quale possiamo fidarci e che ci chiama alla salvezza ed alla vita”. Lo ha affermato ieri il vescovo di Lamezia Terme, mons. Serafino Parisi, in occasione della celebrazione per la Domenica delle Palme che ha presieduto in cattedrale dove, insieme ad alcuni sacerdoti e fedeli, è giunto in processione dopo avere impartito la benedizione di palme e ulivi ai piedi della statua della Madonnina.
“L’amore di Gesù sa andare oltre e vuole andare al di là di tutte le nostre umane cadute e fragilità”, ha sottolineato il presule al termine della benedizione, sollecitando tutti ad andare “dietro il nostro salvatore e redentore. Viviamo con questa consapevolezza – ha aggiunto –, sapendo che, poi, quello che facciamo oggi, cioè attraversare le strade della nostra vita, delle nostre città, dei nostri quartieri significa portare dentro quelle strade la parola forte del Vangelo”.
Commentando i diversi passi del Vangelo della Passione, mons. Parisi ha sottolineato che “il re viene dichiarato tale sul regno scomodo della croce. Però, è quel regno che ci dice ‘si muore così’, nella consapevolezza del dolore” ed “anche nella delusione del tradimento e dell’abbandono, perché Gesù, il Figlio di Dio, in quel momento solenne, grida come grida tutta l’umanità che è oppressa dal dolore”. “Pensiamo alle guerre, allo scempio delle guerre, all’uomo che tradisce l’uomo, all’uomo, cioè, che tradisce se stesso”, ha evidenziato: “Pensiamo ai terremoti, agli sbarchi – li abbiamo avuti vicini –, ai morti, a tutte le tragedie dell’umanità. Ecco, dentro questo universo intero che sente l’angoscia della morte, così come il Vangelo non ha paura di dirlo per Gesù che sentiva davvero la paura e l’angoscia della morte, Gesù grida e grida come grida ognuno di noi ed il grido più alto, che non è una bestemmia, è l’urlo dell’umanità che cerca ancora vita, respiro, luce, speranza”. “Quante volte abbiamo gridato così verso Dio?”, ha domandato il vescovo: “Quando non comprendevamo e non comprendiamo, spesso, sempre, il senso di quello che accade ed allora diciamo ‘Signore ma che cosa accade, ti sei proprio dimenticato di me?’”.
“La resurrezione e la nostra fede in Gesù morto e risorto – ha concluso – ci dicono che possiamo risalire dall’abisso, Gesù ama come nessun altro ha mai saputo amare. Il baratro si vince, se l’amore vince. Dal baratro si risale se poniamo in alto il perdono”.

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