Terremoto in Turchia: mons. Bizzeti (Anatolia), “non dimenticateci. Abbiamo bisogno di aiuti, ci vorranno anni per tornare alla normalità”

“L’appello è a non dimenticarci, a programmare gli aiuti in modo intelligente e in base a dei progetti, attraverso i vari canali, in modo che unendo tutte le forze, governative e private, nazionali e internazionali, si possa sperare in una ricostruzione che non sia fare di nuovo una marea di grattacieli senza criterio”. Raggiunto telefonicamente dal Sir, mons. Paolo Bizzeti, vicario apostolico dell’Anatolia e presidente di Caritas Turchia, lancia un appello e fa il “punto” della situazione da Iskendereun (Turchia), ad un mese dalla prima travolgente scossa che ha colpito tutta l’area. “La situazione – dice il vescovo gesuita – è ancora drammatica. Pian piano si spera di rientrare nella normalità, quanto meno di uscire dalla paura del terremoto perché le scosse di 9 giorni fa avevano di nuovo innalzato il livello della paura abbondantemente. Adesso è un po’ di giorni che non succede niente e speriamo di esserne fuori. Per un mese siamo stati dentro il terremoto. È chiaro che adesso emergono i problemi di fondo, cioè la mancanza di alloggi, la mancanza di lavoro, la difficoltà per i ragazzi di avere la scuola. La precarietà è a tutti livelli. Gli interventi adesso devono diventare più di fondo, per poter mantenere almeno un po’ le persone in questi luoghi”. “Il grosso pericolo – spiega mons. Bizzeti – è che gli sfollati, che sono partiti, non facciano più ritorno, il che significherebbe sicuramente un impoverimento”. L’impegno di Caritas Turchia e Caritas Anatolia è in prima linea: “Abbiamo dei centri dove possiamo distribuire beni di prima necessità. Stiamo distribuendo tende e stiamo cercando di organizzare anche dei piccoli corsi su qualche materia in modo che i ragazzi abbiano la possibilità di essere impegnati. Questi sono i nostri interventi”. “Grazie a Dio – aggiunge il vescovo -, gli aiuti stanno arrivando, sia da parte della Chiesa sia da parte di enti pubblici e privati, nazionali e internazionali”. “Rimane il fatto che abbiamo bisogno di aiuti: ci vorranno mesi, anni, per tornare ad un minimo di normalità”.

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