Nicaragua: tra i 222 detenuti politici esiliati negli Usa anche sacerdoti seminaristi e laici. Oltre a mons. Álvarez restano in carcere due sacerdoti

Ci sono anche sette collaboratori del vescovo Rolando Álvarez (che si è invece rifiutato di partire ed è stato rinchiuso nel carcere di La Modelo), tra cui tre sacerdoti, oltre a un altro sacerdote, tra i 222 detenuti politici “liberati” e deportati dal Nicaragua negli Stati Uniti, su decisione del regime di Daniel Ortega con l’accordo dell’Ambasciata statunitense.
Le sette persone della diocesi Matagalpa erano con il loro vescovo al momento del suo arresto, lo scorso agosto. Si tratta dei sacerdoti Ramiro Tijerino, rettore dell’Università Juan Pablo II; José Luis Díaz, vicario della cattedrale di Matagalpa, e il suo predecessore Sadiel Eugarrios. Con loro anche i seminaristi Darvin Leiva e Melkin Centeno, il diacono Raúl Vega e un cameraman che ha lavorato per la diocesi, Sergio Cárdenas. Tutti erano stati condannati nei giorni scorsi a dieci anni di carcere e ad altre gravi pene accessorie, che comportavano la perdita perpetua dei loro diritti civili. Inoltre, nell’elenco figurano altri due laici della diocesi, che non erano però con loro vescovo in agosto: Manuel Obando e Wilberto Artola.
Anche padre Óscar Benavidez, parroco della chiesa dell’Espíritu Santo nel comune di Mulukukú, che era uno stretto collaboratore di mons. Álvarez, e che aveva subito la medesima condanna a dieci anni, è nell’elenco dei detenuti esiliati.
In carcere rimangono altri due sacerdoti – padre Leonardo Urbina, di Boaco (diocesi Boaco), e Manuel Salvador García, di Nandaime (diocesi Granada) -, condannati per “supposti” reati comuni, al termine di processi che si sono svolti senza alcuna garanzia, oltre, naturalmente, a mons. Álvarez. Secondo quanto ha riferito il presidente Ortega, che si è riferito a lui in modo sprezzante, definendolo “un energumeno”, il vescovo era in fila con gli altri detenuti, ma si sarebbe rifiutato di salire sulla scaletta: “Quello che non ha voluto salire sull’aereo è stato Álvarez. Era in coda e quando è arrivato alle scale ha iniziato a dire che non sarebbe andato, che prima avrebbe dovuto parlare con i vescovi. Era una cosa assurda da dire, la decisione era dello Stato, non poteva metterla in discussione”, le parole di Ortega.

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