Ordine Equestre Santo Sepolcro: mons. Caputo (prelato Pompei), “i Gran Priori, che sono ecclesiastici, per la prima volta parteciperanno alla Consulta”

“Per le Dame e i Cavalieri, il far parte dell’Ordine è sicuramente motivo di gioia personale, occasione per vivere fraternità e carità, ma non deve mai essere un mero fregio da esibire, una sorta di carica onorifica”. Lo ha scritto mons. Tommaso Caputo, arcivescovo prelato di Pompei e Assessore dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, nel suo intervento alla presentazione della Consulta 2023 dell’Ordine, che si svolgerà a Roma dal 6 al 9 novembre. “I membri sono chiamati all’impegno e alla responsabilità nel realizzare quello che la Chiesa desidera dai laici, in primis essere testimoni della propria fede. Ai Cavalieri e alle Dame è chiesto di vivere da convertiti, dunque da risorti, in un mondo che dà l’impressione di aver dimenticato Dio. Vivere da risorti, oggi, non è semplice. C’è sempre bisogno di qualcuno che ci accompagni lungo il cammino e ci riporti continuamente alle radici della nostra fede”.
Soffermandosi sulla formazione, secondo l’arcivescovo, è “essenziale” per tutti i cristiani: “Consente di conservare sempre viva la fede e dall’altro aiuta a stare, da credenti, nel mondo”. Un ruolo preminente nella formazione dei membri dell’Ordine è riservato ai Gran Priori di Luogotenenza, ecclesiastici che per la prima volta parteciperanno alla Consulta. “È un fatto storico voluto dal cardinale Fernando Filoni, Gran Maestro dell’Ordine, anche per promuovere l’impegno dei Gran Priori e dei Priori di Sezione e di Delegazione nel fare da ‘anello di congiunzione’ tra i componenti dell’Ordine, in particolare i Luogotenenti, i Presidi e i Delegati, e i vescovi delle diocesi di appartenenza”.
“Gran Priori e Priori sono chiamati a guidare i membri dell’Ordine nel vivere gli impegni indicati dall’articolo 4 dello Statuto, approvato da Papa Francesco l’11 maggio 2020 come valori connaturati a se stessi – ha aggiunto il presule -. Rinuncia personale, generosità, coraggio, solidarietà, sollecitudine, coinvolgimento e collaborazione devono essere un tutt’uno con il corpo e l’anima di chi vive l’appartenenza all’Ordine. Non si tratta di ‘compiti di Statuto’, ma di impegni vissuti con lo slancio del cuore nella gioia di aver risposto ‘eccomi’ a questa specifica chiamata del Signore”.

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