Israele e Hamas: Grappone (Emdr Italia), “per i bimbi scampati alla morte salute mentale a rischio”

Bambini palestinesi uccisi, gravemente feriti o costretti a vivere nel terrore sotto le bombe; bambini israeliani ostaggio di Hamas. Sono le due facce del prezzo altissimo che l’infanzia sta pagando nell’atroce conflitto Israele-Hamas, come in ogni altra guerra. Save the Children rilancia i dati diffusi dalle autorità sanitarie palestinesi e israeliane: dal 7 ottobre sono stati segnalati più di 3.257 bambini uccisi, di cui almeno 3.195 a Gaza, 33 in Cisgiordania e 29 in Israele. Ma i bimbi che riescono a scampare alla morte, sia israeliani sia palestinesi, spiega in un’intervista al Sir Noemi Grappone, psicologa psicoterapeuta Emdr practitioner, esperta di traumi di guerra, devono fare i conti con il disturbo da stress post-traumatico (Ptsd) sia a breve che a lungo termine. Questi i sintomi: “tristezza, rabbia, paura, intorpidimento, irritabilità, sbalzi d’umore, cambiamento dell’appetito, difficoltà nel sonno, incubi, evitamento di situazioni che richiamino l’evento traumatico, compromissione della concentrazione, senso di colpa per essere sopravvissuti o per non avere riportato conseguenze importanti durante l’evento”. Traumatica anche la separazione dai genitori: se prolungata, spiega l’esperta, “può anche portare a traumi dello sviluppo: disturbo da deficit di attenzione e iperattività, disturbo oppositivo provocatorio, deterioramento cognitivo”.
Dall’operazione “Piombo fuso” ad oggi, diversamente dai bambini israeliani, i bambini della Striscia vivono da anni nell’insicurezza. “Nell’enclave – afferma Grappone – il trauma è continuo, dura da almeno due decenni e stenta ad esaurirsi. Il sistema sanitario di Gaza, già messo a dura prova prima della guerra in corso, è ora sull’orlo del collasso, e gli esperti di salute mentale hanno da tempo messo in guardia sul terribile tributo imposto ai bambini”. Di qui l’auspicio che gli psicologi di Emdr Europe, già attivi in Ucraina e su altri fronti di crisi e di guerra, possano “offrire sollievo, facendo prevenzione e promuovendo la salute mentale anche in questa drammatica emergenza bellica Israele-Hamas”.

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