Supplica alla Madonna di Pompei: mons. Baturi, “siamo mendicanti della misericordia, pellegrini dell’Eterno”

“Siamo qui per supplicare, e la supplica – quella che il beato Bartolo Longo elevò in questo santuario fin dal 1883 – rappresenta e riassume la verità della nostra condizione umana davanti a Dio: tutte le volte in cui davvero diventiamo coscienti di noi stessi e della presenza di Dio non possiamo che supplicare. Siamo mendicanti della misericordia, pellegrini dell’Eterno. Supplichiamo e domandiamo pietà per noi, per i nostri cari, per tutta la nostra Chiesa, per il mondo intero. La supplica non è il gesto della disperazione, perché chi dispera impreca, non supplica. La supplica è il gesto dell’amore, a se stessi, agli altri, a Dio”. Lo ha detto, ieri, mons. Giuseppe Baturi, arcivescovo di Cagliari e segretario generale della Cei, nell’omelia che ha preceduto la supplica alla Beata Vergine del Santo Rosario, a Pompei.
“Noi siamo consapevoli della nostra miseria, delle nostre fatiche e dei nostri affanni, ma al tempo stesso conosciamo l’indomito desiderio della felicità, dell’amore e della pienezza. Desideriamo che la Madre ci guardi, perché la vera benedizione è essere guardati da un amore più grande del nostro. Chiediamo che la nostra vita non sia perduta, ma attirata da un mistero grande e bello, capace di sconfiggere la morte. Perché questo, alla fine, è il contenuto della supplica: non vogliamo morire, non vogliamo che la vita sia risucchiata nel nulla della morte ma possa godere di quella pienezza per cui ci sentiamo fatti”, ha osservato il segretario generale della Cei.
Davanti al volto della Madre “diventiamo richiesta umile, ardente, indomita di misericordia, di verità e di felicità. Nel far questo, ci facciamo voce del mondo intero, soprattutto dei nostri fratelli che più soffrono”.
Mons. Baturi ha spiegato: “Misericordia significa accogliere nel proprio cuore il travaglio e la fatica dell’altro, e noi siamo certi che nel cuore di Maria c’è un posto per ciascuno di noi”.
“Chiediamo – ha proseguito – di non essere dimenticati, che la nostra vita sia benedetta: alla Madre possiamo chiedere tutto senza vergogna perché certi di essere amati. Ci vergogniamo solo quando presentiamo la nostra miseria davanti a Dio o la nostra debolezza per ricattarci o per deriderci. Invece, davanti al volto dell’Amore non funzionano il ricatto o la derisione: non dobbiamo vergognarci di confessare la nostra piccolezza. Diceva san Giovanni Crisostomo: ‘Chi è amato si muove a suo piacimento nell’intimo del cuore che lo ama’ (Omelia 13, 1-2 sulla Seconda lettera ai Corinzi). Che bello! Ci muoviamo a piacimento solo nell’intimo di un cuore che ci ama. Ci possiamo muovere a piacimento, cioè con piena libertà e consapevolezza, solo nel cuore di Dio che si fa prossimo nel cuore della Madre”.
E ancora: “Noi supplichiamo – oggi e ogni giorno della nostra vita – perché ci sentiamo e siamo custoditi nel cuore della Madre”. “Solo nell’intimo del cuore di chi ci ama infatti noi ci sentiamo bene, a nostro agio, possiamo portare le nostre difficoltà, confessare le nostre miserie, dire soprattutto il nostro desiderio e la nostra grande attesa di una vita bella e rinnovata”, ha evidenziato il presule.

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