Politica: “principale riforma della Costituzione resta viverne lo spirito e applicarla fino in fondo”

“Quest’anno si compiono i settantacinque anni della Costituzione repubblicana, entrata in vigore il 1 gennaio del 1948, nata dal ripudio del fascismo e della guerra, ma anche dalla volontà di guardare insieme il futuro”. Lo ha ricordato il card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, introducendo i lavori del Consiglio episcopale permanente. “Varie riforme sono possibili e in discussione, ma la principale resta viverne lo spirito e applicarla fino in fondo e in tutte le sue parti”, l’indicazione di rotta del cardinale, secondo il quale “non è difficile vedere in essa il sentire comune profondo proprio della Dottrina Sociale della Chiesa. Il valore normativo della persona motiva l’architettura dei poteri”. Poi la citazione del centenario dell’omicidio di don Giovanni Minzoni, arciprete di Argenta: “Lo ricordiamo con rispetto e affetto, anche per dire che i sacerdoti sanno vivere e morire per il loro ministero. Lo abbiamo visto durante e dopo la seconda guerra mondiale, lo abbiamo vissuto di fronte alle minacce della mafia e della camorra”. Scriveva don Minzoni: “A cuore aperto, con la preghiera che spero mai si spegnerà sul mio labbro per i miei persecutori, attendo la bufera, la persecuzione, forse la morte, per il trionfo della causa di Cristo… La religione non ammette servilismi, ma il martirio”. “Così vivono e muoiono i preti”, ha commentato il presidente della Cei: “Questa memoria incoraggia noi preti italiani, che talvolta ci interroghiamo sul tanto lavoro e ci sentiamo quasi abbattuti: i nostri predecessori hanno resistito al male e hanno creato il bene in situazioni tanto difficili. Ci inseriamo in una lunga catena di servitori del Vangelo e del popolo italiano che si sono spesi con fedeltà e creatività sociale e pastorale”.

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