Papa Francesco: ad ambasciatori Pakistan, Emirati Arabi Uniti, Burundi, Qatar presso la Santa Sede, “non offrire appoggio umanitario in base a geografia o interesse personale”

(Foto Vatican Media/SIR)

“Siamo un’unica famiglia umana e il grado di indignazione espresso, l’appoggio umanitario offerto e il senso di fraternità provato per coloro che soffrono non deve essere basato sulla geografia o sull’interesse personale”. Lo ha detto Papa Francesco, ricevendo stamani in udienza, nel Palazzo Apostolico Vaticano, gli ambasciatori di Pakistan, Emirati Arabi Uniti, Burundi e Qatar presso la Santa Sede, in occasione della presentazione delle lettere credenziali. “Dopo aver sperimentato gli effetti devastanti di due guerre mondiali e le minacce nucleari durante la guerra fredda, insieme a un crescente rispetto per il ruolo del diritto internazionale e alla creazione di organizzazioni politiche ed economiche multinazionali focalizzate sulla coesione della comunità globale, la maggior parte delle persone credeva che la guerra in Europa fosse un lontano ricordo – ha aggiunto il Pontefice. Tuttavia, come abbiamo visto al culmine della pandemia, anche in una tragedia di questa portata può emergere il meglio dell’umanità”.
Ricordando che “le moderne forme di comunicazione hanno scosso le nostre coscienze presentando in tempo reale immagini forti”, Papa Francesco ha evidenziato che “queste stesse immagini hanno anche ispirato un senso di solidarietà e fraternità, che ha portato molti Paesi e individui a fornire assistenza umanitaria”. Il riferimento è a “quei Paesi che stanno accogliendo i rifugiati del conflitto senza badare ai costi”. “Abbiamo visto famiglie aprire le loro case ad altri membri della famiglia, ad amici e anche a quanti non conoscono”. Un senso di solidarietà che il Papa auspica “non solo per la guerra e i conflitti violenti, ma anche per altre situazioni di ingiustizia che affliggono la famiglia umana”. E, in particolare, “il cambiamento climatico, la povertà, la fame, la mancanza di acqua potabile, l’accesso a un lavoro rispettabile e a un’istruzione adeguata”.

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