Politica: card. Parolin, “separazione, ma non indifferenza, tra Stato e Chiesa”, serve “laicità autentica”

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

Solo una “laicità autentica” può garantire “il legittimo esercizio di una altrettanto autentica libertà religiosa e che traduce dal punto di vista dello Stato quello che il Concilio Vaticano II ha espresso dal punto di vista della Chiesa cattolica”. Parola del card. Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, che concludendo all’Angelicum di Roma il seminario ‘”Ditelo sui tetti’(Mt 10,27). Pubblica agenda sussidiaria e condivisa”, a cui partecipano circa 70 associazioni, ha ricordato che “per molto tempo il principio di laicità è divenuto sinonimo di una valutazione negativa del fenomeno religioso, guardato con sospetto a fronte dalla rivendicazione di una rigida neutralità, ma meglio sarebbe dire indifferenza, religiosa nello spazio pubblico”. In questa visione “rigida” del principio di laicità, ha affermato il cardinale, “la religione e la professione di fede sono ancora consentite, ma solo ed esclusivamente nell’ambito privato, senza alcun diritto di cittadinanza nell’ambito della sfera pubblica. Sull’onda di questa laicità – che meglio sarebbe definire laicismo – il compito principale dello Stato sarebbe quello di proteggere la libertà di coscienza dell’individuo da ogni possibile influsso di origine religiosa, considerato incompatibile con la nuova professione di fedeltà della persona, una fedeltà nei confronti dello Stato, sostituitosi a Dio”. “Separazione”, invece, “tra Stato e Chiesa, ma non indifferenza, tantomeno sospetto, dell’uno nei confronti dell’altra”, la raccomandazione del segretario di Stato vaticano: “Questo implica anzitutto la libertà della Chiesa e dei cristiani di esprimere anche nell’ambito pubblico pensieri, azioni e comportamenti corrispondenti alla propria fede con il pieno diritto di sollecitare, ben oltre la sfera del privato, corrispondenti azioni pubbliche e leggi a tutela dei valori professati”. Solo sulla base della “laicità autentica”, ha concluso Parolin, “può fiorire quella politica ‘migliore’ di cui parla Papa Francesco nel corso del capitolo quinto della Fratelli tutti”.

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