Alluvione di Firenze: card. Betori (arcivescovo), “insieme alla devastazione emersero segni di come l’umanità resista al male e sia attenta al bene comune”

Un pensiero “per quanti persero la vita” nell’alluvione di Firenze, la “memoria delle gravi sofferenze che afflissero in quei giorni tanti, possiamo ben dire tutti i fiorentini”, “la desolazione in cui precipitò la città, le ferite inferte al suo volto, i danni subiti dai monumenti e dal patrimonio culturale, offese alla sua bellezza e alla sua storia”. ne ha parlato, oggi, il card. Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, nella messa, nella basilica di Santa Croce, per fare memoria della devastazione che Firenze subì a causa della piena dell’Arno nel 1966, “evento apportatore di lutti, sofferenze, rovine”.
Ma in quei giorni “si manifestarono anche segni di come l’umanità abbia depositate nel suo cuore forze di resistenza al male, di fiducia nel futuro, di condivisione con chi soffre, di attenzione al bene comune”. “Lo sono stati anzitutto – ha ricordato il porporato – la fierezza e la dignità dei fiorentini, la loro volontà di non abbattersi e di lavorare insieme per la rinascita della città, per difenderne l’identità e la missione che la storia le ha affidato a favore di tutta l’umanità”.
Ci fu poi “l’accorrere di tanti uomini e donne in nostro aiuto, soprattutto di giovani, che mostrarono una generosità commovente, ma anche la consapevolezza che perdere Firenze e i suoi tesori, di umanità e di arte, sarebbe stata una rovina irreparabile per l’umanità tutta”. Il card. Betori ha voluto offrire un ricordo personale: “Questo impegno volontaristico vide partecipe anche il vostro attuale pastore, con lo slancio dei suoi diciannove anni, appena all’inizio del curricolo della sua formazione teologica, che in quei giorni di dedizione alla povera gente di un quartiere popolare della città trovò un’inedita introduzione allo studio della fede, come fede in un Dio fatto carne e fatto sofferenza per la salvezza del mondo. Fu quella un’esperienza che sento ancora viva in me e che, una volta designato vostro vescovo, sentii come un preludio del servizio che mi veniva chiesto per voi. Vogliate accogliere questo sconfinamento biografico come un segno di radicata e sentita appartenenza e dedizione a questa città, secondo un seme gettato cinquantasei anni fa e che, da quattordici anni, mi è stato chiesto di far crescere in una fedeltà quotidiana, giorno dopo giorno”.
Tornando ai giorni dell’alluvione, l’arcivescovo ha citato, accanto a quello del volontariato, “l’impegno delle istituzioni, tutte: locali e nazionali, delle diverse amministrazioni civili come pure delle forze militari e delle forze dell’ordine. Tra loro un posto speciale lo ricoprirono i Vigili del Fuoco, autori di tanti salvataggi e di innumerevoli soccorsi, che oggi ringraziamo con specifica menzione, mentre celebrano il 100° anniversario della sede del Comando di Firenze”.

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