Ucraina: p. Sale, “la minaccia nucleare è una sconfortante realtà”. “Sulla scorta delle parole del Papa si intraprendano negoziati per immediato cessate il fuoco”

“La minaccia nucleare, nel conflitto tra Russia e Ucraina, in questi ultimi tempi pare stia diventando una sconfortante realtà”. Esordisce così padre Giovanni Sale, scrittore de “La Civiltà Cattolica”, in un articolo dedicato alla minaccia atomica e alla guerra in Ucraina, ospitato nel quaderno 4137  della rivista in uscita sabato 5 novembre ma come di consueto anticipata al Sir.
Le vicende degli ultimi tempi, prosegue ripercorrendole sinteticamente, “hanno ulteriormente fatto precipitare la crisi, già forte nell’ultima parte dell’estate, dopo che le armate ucraine, sostenute fattivamente dagli occidentali, sono passate all’attacco, liberando porzioni di territorio precedentemente invase o occupate da Mosca”. In ogni caso, “le dichiarazioni dell’entourage del presidente Putin, che fanno esplicito (e non più velato) riferimento all’uso di armi atomiche tattiche al fine di difendere il territorio nazionale minacciato, hanno fatto fare al conflitto in atto un vero e proprio salto di qualità, come non era mai accaduto dall’inizio della guerra”. Le forze ucraine, “utilizzando i potenti razzi Himars inviati dagli Usa, hanno liberato, all’inizio del mese di settembre, estesi territori, in alcune delle quali era stata già imposta un’amministrazione russa: in pochi giorni esse sono riuscite a riconquistare una parte di quanto la Russia aveva occupato in cinque mesi di sanguinoso conflitto” e “ciò ha creato scontento sia nei ranghi dell’esercito russo – e non solo tra i generali: basti leggere le lettere inviate in patria dai soldati – sia nell’opinione pubblica, sempre più allarmata dall’andamento disastroso della guerra, che Putin continuava a definire ‘operazione speciale’ per sconfiggere i ribelli filonazisti”.
In questo contesto il presidente russo, “consigliato dai falchi del partito e dopo aver nuovamente epurato molti comandanti e generali dell’esercito”, ha preso “due decisioni estreme, con l’intento di guadagnare terreno o, come sostengono alcuni analisti, per evitare il peggio”: l’indizione di referendum nelle zone occupate e la mobilitazione di riservisti. “L’uso di armi nucleari tattiche in Ucraina è uno scenario che va preso sul serio”, l’analisi di Sale che richiama la contrarietà delle “grandi potenze” alle annessioni e alla minaccia atomica. Di qui il richiamo all’appello del Papa all’Angelus di domenica 2 0ttobre che “ricorda lo storico messaggio lanciato da Giovanni XXIII il 25 ottobre 1962, durante la crisi dei missili di Cuba”. Nel ripercorre sinteticamente quella vicenda, il gesuita esprime l’auspicio che “le parole di Papa Francesco contro la guerra e contro l’uso delle armi nucleari vengano ascoltate, come è accaduto 60 anni fa, e che si intraprendano seri negoziati per un immediato ‘cessate il fuoco’, nell’interesse dei due Paesi implicati e di tutta l’umanità”.

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