Pace: card. Zuppi, “i morti non sono statistiche, ma persone. Non vogliamo abituarci alla guerra”

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

“Cara amica e caro amico, sono contento che ti metti in marcia per la pace. Qualunque sia la tua età e condizione, permettimi di darti del ‘tu’. Le guerre iniziano sempre perché non si riesce più a parlarsi in modo amichevole tra le persone, come accadde ai fratelli di Giuseppe che provavano invidia verso uno di loro, Giuseppe, invece di gustare la gioia di averlo come fratello. Così Caino vide nel fratello Abele solo un nemico”. Inizia così una lettera, affidata al quotidiano Avvenire, che il card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, ha indirizzato oggi a chi manifesta per la pace.
“Ti do del ‘tu’ – ha rimarcato il cardinale – perché da fratelli siamo spaventati da un mondo sempre più violento e guerriero. Per questo non possiamo rimanere fermi. Alcuni diranno che manifestare è inutile, che ci sono problemi più grandi e spiegheranno che c’è sempre qualcosa di più decisivo da fare. Desidero dirti, chiunque tu sia – perché la pace è di tutti e ha bisogno di tutti – che invece è importante che tutti vedano quanto è grande la nostra voglia di pace. Poi ognuno farà i conti con sé stesso. Noi non vogliamo la violenza e la guerra. E ricorda che manifesti anche per i tanti che non possono farlo. Pensa: ancora nel mondo ci sono posti in cui parlare di pace è reato e se si manifesta si viene arrestati! Grida la pace anche per loro!”.
“Quanti muoiono drammaticamente a causa della guerra – ha affermato il card. Zuppi -. I morti non sono statistiche, ma persone. Non vogliamo abituarci alla guerra e a vedere immagini strazianti. E poi quanta violenza resta invisibile nelle tante guerre davvero dimenticate”. Per il presidente della Cei “la pace mette in movimento. È un cammino”. “E, per giunta, cammino in salita”, sottolineava don Tonino Bello, che aggiungeva: “Occorre una rivoluzione di mentalità per capire che la pace non è un dato, ma una conquista. Non un bene di consumo, ma il prodotto di un impegno. Non un nastro di partenza, ma uno striscione di arrivo”. “Le strade della pace esistono davvero – ha concluso Zuppi -, perché il mondo non può vivere senza pace. Adesso sono nascoste, ma ci sono. Non aspettiamo una tragedia peggiore. Cerchiamo di percorrerle noi per primi, perché altri abbiamo il coraggio di farlo. Facciamo capire da che parte vogliamo stare e dove bisogna andare. E questo è importante perché nessuno dica che lo sapevamo, ma non abbiamo detto o fatto niente. Non sei un ingenuo. Non è realista chi scrolla le spalle e dice che tanto è tutto inutile. Noi vogliamo dire che la pace è possibile, indispensabile, perché è come l’aria per respirare. E in questi mesi ne manca tanta”.

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