Migrazioni: mons. Redaelli (Caritas italiana), “integrare non è uniformare, ma camminare insieme”

“L’immigrazione non è una questione che riguarda soltanto chi arriva, ma anche chi accoglie. Integrare non significa fare diventare l’altro come me, ma vedere che cosa abbiamo in comune per camminare insieme”. Lo ha detto il presidente di Caritas italiana e arcivescovo di Gorizia, mons. Carlo Roberto Maria Redaelli, intervenendo in videoconferenza alla presentazione del Rapporto Immigrazione redatto da Caritas Italiana e Fondazione Migrantes. “Non in un futuro idealizzato, privo di fatiche e di difficoltà – ha aggiunto il presule -: camminare insieme chiede tanta pazienza nell’individuare la strada comune, nel tenere conto del passo di ciascuno, delle fermate e dei blocchi, delle tensioni tra le persone”.
I dati della prima edizione post-pandemia, pur con la spada di Damocle delle conseguenze dell’attuale crisi energetica e ambientale, attestano – spiega il vescovo – “leggeri segnali di ripresa, fra le criticità e le fatiche dei cittadini stranieri”. “Tuttavia anche quelli che appaiono essere dati incoraggianti, come la ripresa della crescita della popolazione e dell’occupazione, ad una lettura più attenta risultano minati da elementi di vulnerabilità: in particolare le chance occupazionali sottendono contratti a termine; i settori di inserimento sono sempre gli stessi, come se il mercato lavorativo per i migranti fosse soggetto ad una ghettizzazione”. L’attenzione si concentra, infine, sulla salute: “Sperimentano, indipendentemente dalla pandemia, gravi ritardi nei confronti della popolazione in generale, ma che nei confronti dei cittadini stranieri sono aggravati dalla loro condizione specifica e segnalano l’urgenza di un miglioramento della capacità di presa in carico dei relativi bisogni”.

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