Diocesi: Andria, migranti “dal ghetto al centro”. Don Acri (Migrantes), “promuovere valori evangelici e di solidarietà nei confronti degli ultimi”

“NoCap da sempre porta avanti la filosofia di implementazione di un processo integrato e multidirezionale che ha messo insieme assistenza burocratica, amministrativa, accoglienza, servizi vitali e soprattutto lavoro regolare, unica fonte per raggiungere autonomia e piena emancipazione. Pensiamo quindi che bisogna ripartire dal lavoro, valore su cui si fonda la nostra Costituzione, per poter ridare dignità alle persone”. Yvan Sagnet, fondatore dell’associazione NoCap, promotrice del progetto di integrazione dei migranti, nella diocesi di Andria, chiarisce obiettivi e modalità di quanto compiuto sul territorio. “È chiaro che per arrivare ad un tale obiettivo bisogna affrontare non solo gli aspetti riguardanti la legalità ma anche a quelli di un mercato sostenibile. Noi come associazione NoCap abbiamo proprio incentrato la nostra azione coprendo tutti gli aspetti della filiera senza il quale difficilmente si raggiungerebbe quell’obiettivo di un lavoro di qualità che tutti auspichiamo. Affiancare la sostenibilità sociale ed ambientale a quella economica”
Don Geremia Acri, direttore dell’ufficio Migrantes e di Casa accoglienza “S. Maria Goretti” della diocesi di Andria e responsabile della Comunità Migrantesliberi racconta: “In questi vent’anni di servizio/attività, con i collaboratori e volontari, oltre a promuovere i valori evangelici e di solidarietà nei confronti degli ultimi ci siamo impegnati a promuovere concetti come autonomia e indipendenza. Dopo l’ascolto e la presa in carico della persona, che sia migrante o italiana non c’è alcuna differenza, si cerca di individuare il bisogno reale e nel contempo stabilire delle linee educative. Questa metodologia scavalca la tradizionale logica assistenzialista e nel tempo diventa vincente. A piccoli passi e con grandi sacrifici si ottengono risultati molto importanti raggiunti mettendo al centro la cura della persona”. “L’indigenza, l’emarginazione possono essere eliminate solo ridando dignità, autonomia, libertà e indipendenza. Le lunghe file di poveri e dei nuovi poveri che chiedono cibo, accesso ai servizi per l’igiene personale e per le cure mediche, per avere lavoro o solo il conforto dell’ascolto e di una parola di speranza sono crudi testimoni di una povertà che va combattuta. Si combattere e sconfiggere tutto, ma la vergogna, l’imbarazzo, gli occhi spenti e bassi no no sono situazioni e atteggiamenti che non si possono eliminare con un pacco viveri. La dignità è sacra e come tale va trattata e rispettata”.

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