Cammino sinodale: don Mastantuono (Cop), in “dialogo” per “sentire assieme cosa oggi la Chiesa è chiamata ad essere e come svolgere la sua missione”

(Foto: Centro di orientamento pastorale)

“La sinodalità della Chiesa non implica un accordo pacifico su tutti gli ambiti, su tutti i temi. È proprio la diversità, sono proprio le tensioni – che sono presenti anche nella vita della Chiesa – a richiedere un confronto, un dialogo, cammini comuni per giungere a quel consenso, che non si identifica con un accordo unanime, un pensare tutti allo stesso modo, ma ad un sentire assieme cosa oggi la Chiesa è chiamata ad essere e come è chiamata a svolgere la sua missione”. Lo ha spiegato oggi pomeriggio don Antonio Mastantuono, pastoralista e vicepresidente del Cop, aprendo i lavori della 71ª Settimana nazionale di aggiornamento pastorale che ha preso il via oggi a Frascati sul tema “Dalla corresponsabilità alla ‘condecisione’. Nel cammino sinodale della Chiesa Italiana” per iniziativa del Centro di orientamento pastorale.
“Le tensioni – ha proseguito – fanno parte di un corpo vivo qual è la Chiesa, che registra anche le tensioni che sono presenti nella società, nella comunità degli uomini – non può sentirsi estranea – le vive, cercando di contribuire con quel dono che è la comunione ricevuta dallo spirito di Gesù Cristo, per far sì che anche la comunità degli uomini possa vivere le tensioni in maniera non distruttiva”. Nella sua relazione, don Mastantuono ha richiamato i “rischi da evitare” elencati da Papa Francesco: formalismo, intellettualismo, immobilismo. Poi si è soffermato su “chi decide”, osservando che “uno degli aspetti più controversi della valorizzazione della fede che è creduta e vissuta dai membri delle comunità cristiane per il cammino smodale è che, nella quasi totalità dei casi, questo processo ha comunque un carattere consultivo”. “Con questo termine – ha spiegato – si intende il fatto che quanto emerge dalla consultazione della base ecclesiale non vincola in alcun modo il pastore – parroco, vescovo o Papa che sia ­ ma è semplicemente un aiuto offerto al suo discernimento personale che potrà anche essere rifiutato”. Una strada che “garantisce un’ottima efficienza dei meccanismi decisionali” ma che può portare ad “evitare di prendere sul serio la comunità”.

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