Diocesi: Modena, festa per il patrono san Geminiano. Mons. Morandi, “offrire spazio di ascolto e accoglienza”

“Credo che oggi più che mai la Chiesa e chi ha responsabilità di guida, anche a livello sociale e politico, debba saper offrire questo spazio di ascolto e accoglienza, esercitare quell’ascesi dell’ascolto che, pur essendo a volte estenuante, è il primo grande frutto della compassione”. Lo ha detto mons. Giacomo Morandi nella sua omelia per la solenne concelebrazione pontificale di san Geminiano, patrono principale della città di Modena e dell’arcidiocesi di Modena-Nonantola. Il vescovo eletto di Reggio Emilia-Guastalla l’ha presieduta oggi nel duomo di Modena. La messa è stata preceduta dalla benedizione alla città e all’arcidiocesi con la reliquia del braccio di San Geminiano, impartita dall’arcivescovo-abate di Modena-Nonantola, mons. Erio Castellucci. “Uscire dal proprio mondo, dalle proprie necessità e urgenze, dall’essere reclinati su noi stessi, avvalendosi, magari, della propria posizione di forza e di potere, e servirsi delle persone che sono affidate alle nostre cure per un tornaconto personale, è una delle tragedie più frequenti della nostra contemporaneità”, ha ammonito il vescovo eletto.
Mons. Morandi ha ricordato l’impegno del santo patrono. “Il primo compito di un evangelizzatore compassionevole è la preghiera! Geminiamo è stato un uomo di preghiera, prova ne è la sua efficace battaglia contro il principe di questo mondo – ha osservato -. La sua attività esorcistica era ben conosciuta ed esercitata anche al di fuori di Modena. Può sembrare che il comando di Gesù induca ad una certa passività, in realtà la preghiera è il luogo di cura e approfondimento di una relazione di fede e di amore che consente di portare agli uomini il dono più prezioso che la Chiesa possiede: Gesù Cristo. La fede, la preghiera, il combattimento contro il nemico della natura umana, intrapreso da Geminiamo scaturivano sempre dal suo cuore compassionevole, ben consapevole che la desolazione più grande che l’uomo può subire e vivere è la perdita della fede”.

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