Terra Santa: mons. Pizzaballa (patriarca), il “paradosso” del mandato di Gesù agli Apostoli

“Il mandato di Gesù agli apostoli – ‘Andate, dunque, e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo’ – ha qualcosa di paradossale: undici persone, undici persone semplici e per lo più illetterate, inviate ovunque nel mondo per annunciare a tutti i popoli la fede. C’è una sproporzione evidente tra la povertà degli inviati e l’immensità della missione”. Ruota intorno a questa riflessione la meditazione del Vangelo della Domenica del Patriarca latino di Gerusalemme, mons. Pierbattista Pizzaballa, diffusa dal patriarcato. Rileggendo il Vangelo della festa della Santissima Trinità, Pizzaballa spiega che la missione affidata agli apostoli si basa non su “una nuova etica, una nuova legge da osservare, ma è l’essere immersi nella vita di un altro, nella vita di Dio”. “La vita vecchia è una vita in cui ciascuno rimane in se stesso, chiuso nella propria solitudine, nella propria individualità; si possono fare anche cose buone, si possono anche avere intuizioni profonde; ma si rimane dentro i confini del proprio io” afferma Pizzaballa per il quale “la vita nuova, al contrario, è una vita gli uni negli altri, una vita che crea un senso di appartenenza reciproca così profonda che uno non può più vivere senza l’altro: la vita dell’uno diventa la vita dell’altro”. Un’immagine “lontana”, avverte il patriarca, “perché nella nostra esperienza siamo solo abituati a vivere gli uni accanto agli altri, se non gli uni contro gli altri”. È il Battesimo che “ci innesta in questa esperienza totalmente nuova, che non siamo capaci di darci da soli: l’esperienza del ritrovare veramente se stessi solo nella relazione con l’altro”. Quindi una vita “con”: “una vita di comunione e di amore. Dio rifiuta di essere separato, e sceglie, sempre, l’unità”. È lo stile dell’Incarnazione, del “Dio con noi”. “L’unica cosa che ci è chiesta – conclude Pizzaballa – è di rinnegare in noi tutto un modo di pensare la vita in cui si cerca solo di controllare, difendere, salvare i confini del proprio io, come un assoluto. Per accogliere di essere consacrati nell’unità e nell’amore, perché solo questa è vita vera”.

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