Custodia del Creato: don Angelelli (Cei), “non possiamo più ignorare gli altri né il luogo dove viviamo perché ci sono ricadute immediate sulla nostra salute”

“Il rapporto ambiente-salute è diventato terribilmente attuale negli ultimi mesi per quello che stiamo vivendo, lo abbiamo sempre riconosciuto come estremamente importante e vincolante per la persona, ma l’abbiamo sperimentato globalmente sulla nostra pelle e lo stiamo ancora sperimentando perché l’emergenza pandemica è tutt’altro che conclusa. Infatti, non in Italia, ma in altri Paesi del mondo la pandemia miete migliaia di vittime ogni giorno”. Lo ha evidenziato, stamattina, don Massimo Angelelli, direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale della salute, nel suo intervento al 17° Seminario di studio sulla custodia del Creato sul tema “Per una vita buona, su una terra da risanare: ambiente e salute in tempo di pandemia”, organizzato a Roma dal Tavolo di studio “Custodia del creato”.
“Questa esperienza che stiamo vivendo – ha sottolineato – ha sconvolto globalmente la vita di milioni di persone e ci ha fatto riscoprire alcune dimensioni. Anzitutto una messa in discussione globale del rapporto tra uomo e scienza. Eravamo molto convinti che la scienza rapidamente potesse risolvere tutti i nostri problemi, ma abbiamo scoperto che la scienza può essere sfidata dalla storia e dalla natura, può essere messa in discussione nelle sue certezze e nelle sue dinamiche. Le ricerche scientifiche hanno bisogno di nuova linfa: non è che non abbiamo fiducia nella ricerca, anzi siamo convinti che sia la risposta a tanti problemi che stiamo vivendo. Al tempo stesso, c’è bisogno dell’intelligenza umana che accompagni quotidianamente questa ricerca con grande umiltà. La ricerca scientifica, poi, deve essere sostenuta da un sistema globale che l’accompagni nelle sfide da affrontare”. Insomma, “la ricerca forse non è più un assoluto. Nel vissuto pandemico è la nuova sfida che l’intelligenza umana ha di fronte”. Un secondo elemento è “la riscoperta della fragilità e della vulnerabilità dell’uomo e della sua vulnerabilità. Anche questo un dato evidente probabilmente nella mente di ciascuno ma a livello sociale abbiamo cercato di costruire delle certezze, messe in crisi. L’uomo non è così sicuro della sua condizione di salute e si rende conto che i fattori incidenti sulla sua salute sono molti. Questo ci aiuta a rileggere il vissuto dell’uomo sulla terra come una dimensione fortemente relazionale”. C’è “una forte condizione di interdipendenza tra le persone. Abbiamo declinato la salute per molto tempo come una sorta di fattore personale, invece la pandemia ci ha insegnato che i miei comportamenti possono fortemente condizionare la tua salute e viceversa. Questo probabilmente è il nodo centrale da sciogliere a livello culturale e sul quale crescere”. “Il rapporto tra noi e il Creato produce una condizione di fortissima interconnessione e interdipendenza. Non possiamo più ignorare gli altri né il luogo dove viviamo perché ci sono ricadute immediate sulla nostra salute”.

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