Colombia: ancora feriti e repressioni, anche la Caritas segnala casi di intervento sproporzionato delle forze dell’ordine

(Foto: ANSA/SIR)

Un dialogo che procede con una certa lentezza, nonostante gli sforzi di mediazione di Onu e Conferenza episcopale (il delegato dei vescovi, mons. Héctor Fabio Henao, riscontra comunque volontà di andare avanti e segnali positivi”). Una mobilitazione che prosegue da tre settimane; ieri una nuova giornata di sciopero nazionale, con manifestazioni in decine di città. La violenza non cessa, sia da parte di bande violente sia da parte della Polizia speciale. Continua a essere questa la situazione in Colombia. Ieri i disordini maggiori si sono verificati a Buenaventura, il maggior porto del Pacifico, dove un gruppo di vandali ha dato l’assalto al porto e dove si registra una vittima. Negli ultimi due giorni, a Bogotá, ci sono stati circa 70 feriti ogni 24 ore. Il Cinep, centro di ricerca legato ai gesuiti, denuncia l’irruzione della polizia con gas lacrimogeni nei condomini della metropoli; 25 feriti anche a Bucaramanga.


“Decine di migliaia di manifestanti dello sciopero nazionale hanno appena fatto cadere la riforma della sanità – racconta da Bogotá al Sir Cristiano Morsolin esperto di diritti umani -. Il presidente Duque continua a non partecipare direttamente al dialogo e si aggrava la militarizzazione dopo 22 giorni di sciopero, secondo l’ong Temblores si è giunti a 2.300 casi di casi di repressione ingiustificata da parte delle forze dell’ordine e dell’Esercito. L’altra notte, alle 2 del mattino, i consiglieri comunali Susana Muhamad e Diego Cancino hanno documentato alla periferia sud di Bogotá, nella zona del portal Américas, una notte di violenze, con 68 giovani feriti, di cui 5 gravemente agli occhi. La repressione continua anche in altre città, come Cali, Popayán, Yumbo, Pereira, Buenaventura, dove vandali hanno incendiato il porto ma gli studenti hanno frenato i saccheggi. A Washington, il presidente della Commissione dei diritti umani del Senato americano, McGovern, ha incontrato il senatore Alexander Maya, minacciato di morte a Cali, e davanti alla foto di mons. Oscar Romero ha dichiarato al network Caracol che gli Usa taglieranno i finanziamenti a Polizia ed Esercito colombiano”.


Eccessi nella repressione vengono ufficialmente denunciati anche dalla Caritas colombiana in un articolato report, nel quale si documenta l’azione di mediazione della Chiesa, sia a livello nazionale sia nelle singole diocesi e particolarmente a Cali. Secondo il report, “almeno 50 persone sono state assassinate, si registrano 21 vittime di violenza di genere, 35 vittime di aggressioni agli occhi, 524 persone ferite per azioni sproporzionate della Polizia nazionale e presumibilmente 39 dei casi di omicidi sono stati dovuti alle azioni della Polizia e della sua Squadra mobile antisommossa (Esmad)”. Ancora, “362 persone sono rimaste ferite e 74 difensori dei diritti umani sono stati attaccati nel quadro delle mobilitazioni”, mentre si segnala “la detenzione arbitraria di 1.055 manifestanti”.

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