Sinodo Luterano: il saluto di mons. Spreafico (Cei), “siamo in un tempo difficile. Dobbiamo essere segno di amore e di unità”

“Siamo in un tempo difficile, di grande sofferenza, in cui abbiamo sperimentato ancora di più il senso e il valore del nostro essere insieme nel cercare e dare risposte alle tante domande che sorgono nel cuore delle donne e degli uomini, soprattutto di chi più di tutti porta il peso di questa terribile pandemia”. Si è aperto così il saluto che questa mattina, mons. Ambrogio Spreafico, vescovo di Frosinone e presidente della Commissione Cei per l’ecumenismo e il dialogo, ha portato, a nome dei vescovi cattolici italiani, al XXIII Sinodo della Chiesa Evangelica Luterana in Italia che dal 29 aprile al 1° maggio sta riunendo in modalità online 56 membri sinodali sul tema “Continuità, cambiamento, futuro – La misericordia come responsabilità della Chiesa”. Nel prendere la parola, il vescovo ha ricordato il 20° anniversario della Charta oecumenica, “un testo che riletto oggi fa pensare e ci aiuta a capire il cammino percorso nel nostro avvicinarci nella mutua comprensione, nella scelta di lavorare insieme secondo gli impegni presi allora”. “Non tocca a me dire che cosa abbiamo realizzato di quegli impegni, ma la Charta li ripropone anche oggi perché li assumiamo come nostri”. Mons. Spreafico ha quindi ripercorso le tappe più importanti del dialogo, anche teologico, tra la Chiesa Luterana e la Chiesa Cattolica, a partire dal documento sottoscritto sulla “Dottrina della giustificazione”, alla nuova traduzione del testo, questa volta sottoscritto oltre che dal Cardinale Kurt  Koch e dal Pastore Martin Jung, anche dal vescovo Ivan M. Abraham (Segretario Generale del Consiglio Metodista Mondiale), dall’Arcivescovo Josiah Idowu-Fearon (Segretario Generale della Comunione Anglicana) e dal Pastore Chris Ferguson (Segretario Generale  della Comunione Mondiale delle Chiese Riformate). Ha quindi ricordato la celebrazione dei 500 anni della Riforma e la nascita alla Cei del “Gruppo di lavoro di Chiese cristiane in Italia” che rappresenta “un passo ulteriore, che ci vede uniti nel nostro Paese anche con i cristiani di altre Chiese presenti in Italia per dare risposte alla domanda di Dio, che vedo sempre più forte, anche se a volte nascosta e non sempre immediatamente decifrabile”. “I poveri – ha quindi concluso Spreafico – ci aiuteranno a capire con le loro domande e il loro grido di aiuto – penso ai migranti e ai profughi o agi anziani nelle Rsa soli da troppo tempo – che dobbiamo essere segno di amore e di unità soprattutto in questo tempo difficile e complesso, dove i nazionalismi e le divisioni, i muri e le chiusure, sembrano le risposte più immediate alla paura e alla sofferenza. Sento che la missione del Vangelo ci spinge fuori dai nostri recinti per camminare insieme a passi veloci verso l’unità piena, ma gustando la gioia di tutto ciò che già ci unisce e che possiamo con umiltà ma convinzione, nella ricchezza della nostra differenza, offrire in dono al mondo”.

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