Germania: dichiarazione della presidenza del Cammino sinodale per un comportamento “coerente” contro l’abuso e la violenza sessuale nella Chiesa

“Gli eventi nell’arcidiocesi di Colonia riguardo la nomina di esperti, la non pubblicazione di perizie e poi nuovi incarichi di esperti hanno suscitato in molte persone dubbi sulla volontà delle autorità ecclesiastiche di fare luce senza riserve” sui casi di abusi sessuali. Lo scrive nella dichiarazione “Trasparenza e responsabilità” la presidenza del Cammino sinodale, formato dai presidenti della Conferenza episcopale e del Comitato centrale dei laici della Germania. Il testo è stato letto come primo atto ufficiale, dopo l’introduzione e una momento di riflessione spirituale, dell’incontro virtuale dei circa 230 delegati del Cammino sinodale che oggi e domani si riuniscono per una “tappa intermedia” di un cammino che la pandemia ha modificato. A prescindere “dalla buona volontà delle persone coinvolte, indipendentemente dalle intenzioni, dai motivi e dalla valutazione dei singoli fatti”, si legge ancora nella dichiarazione, questi eventi hanno suscitato “enormi irritazioni e una perdita di fiducia che può essere riconquistata solo con grande difficoltà”. Per questo il testo ribadisce alcuni principi che ha maturato la Chiesa cattolica in Germania in questi anni sul tema degli abusi (e rimanda ai regolamenti e ai documenti approvati a riguardo) e afferma che “tutti coloro che esercitano la leadership nella Chiesa devono portare le conseguenze e, se necessario, trarle da se stessi, se hanno infranto la legge, violato doveri o preso gravi decisioni sbagliate nell’affrontare gli abusi”. E si suggerisce: “Le dimissioni non devono essere un tabù”. Quindi si indica anche la necessità che “i vescovi definiscano procedure vincolanti per rendere conto ai fedeli” dal momento che, si spiega, “sono responsabili non solo di fronte al Papa e al collegio episcopale, ma anche verso i fedeli nella loro diocesi, davanti alla Chiesa nel nostro Paese e nel mondo”.

Il cammino, anche se virtuale, è ripartito quindi con decisione dal tema degli abusi, che è la ragione che ha portato la Chiesa tedesca ad avviarlo, perché è necessario “affrontare le cause sistemiche” di questa piaga, ha ricordato in apertura il vescovo Franz-Josef Bode. Dopo la lettura della dichiarazione, il vescovo Stephan Ackermann ha presentato una relazione sull’operato della Chiesa cattolica in questo anno in ambito abusi e sono quindi intervenuti tre “sopravvissuti” agli abusi, come si sono definiti, “arrabbiati, incredibilmente feriti, ma anche creativi”. E la domanda che hanno sollevato è “non tanto perché noi siamo ancora nella Chiesa, ma perché ci sono ancora in posizione di potere” le persone che hanno commesso le colpe o le hanno coperte. Non importa quale sarà il ruolo statutario nel cammino, hanno affermato, ma “siamo lieti di essere un’altra voce nell’orchestra sinodale e dare il nostro contributo, con coraggio”. La voce delle “vittime di abusi” infatti diventerà parte strutturale del processo.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Italia