Coronavirus Covid-19: Brasile, aumentano i casi a Porto Velho. Dom Paloschi (arcivescovo), “malati portati in altri Stati, situazione straziante”

“La situazione è molto difficile, i contagi stanno aumentando e non c’è adeguata assistenza medica”. L’allarme arriva da Porto Velho, capitale dello Stato della Rondônia, nel Brasile centro-occidentale, a sud della regione amazzonica. A lanciarlo è l’arcivescovo di Porto Veho, dom Roque Paloschi, che è anche il presidente del Consiglio indigeno missionario (Cimi) del Brasile “Certo – continua l’arcivescovo, parlando con il Sir – non siamo nelle condizioni di Manaus e di altre località amazzoniche per quanto riguarda la mancanza di ossigeno. Ma siamo di fronte a una situazione straziante. Il Governo statale sta ‘esportando’, chiedo scusa per l’espressione, in altri Stati, per il momento in Mato Grosso, Paraná e Rio Grande do Sul, un grande numero di persone malate. In prospettiva, l’apertura di un ospedale di campagna ci darà la possibilità di dare risposta a qualche centinaio di contagiati”.
Nel frattempo, la Chiesa mette in atto tutte le iniziative possibili: “Abbiamo sempre presente quello che Gesù disse agli apostoli ‘Date loro da mangiare’. Attraverso le parrocchie, le reti comunitarie, la Caritas, c’è un grande impegno di prossimità verso famiglie bisognose. Cerchiamo, inoltre, di accogliere i migranti con la Caritas nazionale e internazionale. Ci sono soprattutto venezuelani, ma anche persone di altri Paesi e in particolare africani. C’è poi l’attenzione agli indigeni che vivono nelle loro terre tradizionali, ma soprattutto coloro che vivono in contesto urbano, perché cacciati dalle loro terre. Inoltre, l’arcidiocesi ha allestito un centro per l’igiene personale e docce, con grande presenza di volontari. La radio diocesana, infine, fa una grande campagna per il rispetto delle regole di protezione e distanziamento. In questa situazione difficile, vediamo la grazia di Dio ci accompagna”.
Molti, secondo dom Paloschi, i limiti nell’azione delle autorità: “Il Governo non ha rispettato le prescrizioni dell’Oms, in secondo luogo non ha educato la gente all’uso delle mascherine, al distanziamento, a evitare feste ed eventi sportivi. Era attivo un progetto di medicina preventiva in luoghi periferici, con l’aiuto di medici cubani, ma è stato smantellato. È presente l’idea di un servizio sanitario sottoposto a logiche economiche, l’abbiamo reso più fragile con processi di privatizzazione, c’è stata irresponsabilità”.
Un atteggiamento, conclude l’arcivescovo, emerso anche per l’inizio della campagna vaccinale: “Il presidente ha sottovalutato il valore di questa campagna, mantenendo un atteggiamento negazionista e quasi obbligando i medici a usare farmaci inadeguati, come la clorochina. La situazione è sconfortante, la campagna vaccinale è partita lentamente, con un ritmo preoccupante”.

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