Caritas Ambrosiana: tratta e prostituzione al tempo del Covid. “La richiesta di sesso a pagamento non si è mai fermata e vince la paura del contagio”

La mappa dei Paesi di provenienza delle donne vittime di tratta e prostituzione a Milano e nel territorio ambrosiano è l’altro dato “che denuncia il cambiamento in corso” nel fenomeno, denuncia la Caritas. “Continua, in particolare, il calo delle nigeriane (17%), la terza nazionalità dopo quella albanese (21%). Con la diminuzione degli sbarchi sulle coste italiane dal 2018 in poi, la presenza sulle strade di Milano delle donne provenienti dal Paese africano è andata diminuendo”. Diverse fonti e l’osservazione degli operatori umanitari sul campo, con cui Caritas Ambrosiana è in contatto, sostengono che le donne che non sono riuscite ad attraversare il Mediterraneo sono rimaste prigioniere nei campi di detenzione libici “e lì, per sopravvivere e sperare di raccogliere i soldi sufficienti a continuare il viaggio, si offrono ai loro stessi carcerieri”. Nel frattempo, inoltre, “la mafia nigeriana, molto strutturata e capace di controllare insieme alla tratta anche il traffico di droga, ha riorganizzato i flussi”. Da quando la rotta mediterranea si è interrotta, i clan malavitosi – secondo uno studio di Caritas Ambrosiana – hanno trovato “più conveniente orientare le donne, in genere reclutate nei villaggi rurali dello stato di Edo, verso gli altri Paesi subsahariani. In particolare uno sbocco che è risultato molto profittevole è stato il Niger dove le ragazze vengono costrette a vendersi agli uomini impegnati nell’estrazione dell’oro nelle miniere”.
“Quello che non è cambiato è stata la domanda. La richiesta di sesso a pagamento non si è mai fermata e vince anche la paura del contagio come emerge dalla continua azione di monitoraggio che le operatrici di Avenida fanno costantemente sui forum in rete dei clienti”. Nadia Folli, dell’unità di strada Avenida, precisa: “Anche nei mesi più duri della pandemia, quando a Bergamo sfilavano i camion dell’esercito con le casse dei defunti che non potevano essere seppelliti nel cimitero cittadino, non abbiamo mai sentito nessuno preoccuparsi di esporre al contagio se stessi, le proprie mogli e familiari, le stesse donne con le quali andavano. In cima ai pensieri dei clienti c’era piuttosto, cinicamente, il timore che le donne potessero aumentare il prezzo per rifarsi dei mancati guadagni”.

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