Società: Gualzetti (Consulta San Giovanni Paolo II), “urgente la riforma della legge antiusura per non consegnare le famiglie al credito illegale”

“Gli operatori dei centri di ascolto ci raccontano che a causa dei lockdown, ci sono persone che nei mesi scorsi hanno dovuto chiedere in prestito denaro a presunti amici per far fronte a quei pagamenti che non potevano rimandare, come per esempio le bollette del gas e della luce. Con l’aumento dei costi energetici, che si scaricheranno sulle spalle dei più deboli nonostante l’intervento del governo per calmierare i prezzi, diventa altissimo il rischio che queste famiglie sempre più indebitate finiscano nelle braccia degli usurai. Ecco una ragione in più per adeguare la legge antiusura, che oggi è ormai obsoleta rispetto al nuovo contesto sociale determinato dalla pandemia”. Lo dichiara Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana che, in qualità di presidente della Consulta nazionale antiusura San Giovanni Paolo II, ha caldeggiato già nelle scorse settimane una revisione di quella norma. Ora che due emendamenti alla legge di Bilancio in discussione in questi giorni al Senato ricalcano in larga parte quella proposta, Gualzetti rilancia l’appello: “fate presto, non c’è più tempo da perdere”.
La riforma – spiega un testo di Caritas – interviene sui due Fondi istituiti dalla norma: il Fondo di solidarietà per le vittime dell’usura previsto all’articolo 14 e il Fondo per la prevenzione dell’usura introdotto con l’articolo 15. Si chiede, in generale, di potenziarli e di estenderne l’utilizzo. Più nel dettaglio si vorrebbe, per il Fondo di solidarietà, che sia ampliata la platea dei soggetti beneficiari ricomprendendo anche le famiglie e le persone che non esercitano un’attività economica; per il Fondo di prevenzione, che siano previste procedure più snelle per accedere ai benefici.
“Le Fondazioni antiusura 25 anni fa vollero fortemente questa legge e oggi sentono, anche sulla spinta dall’accelerazione dei fenomeni di disagio economico innescati dalla pandemia, che non è più procrastinabile un cambiamento, se si vuole dare una risposta a quei sei milioni di famiglie italiane che oggi sono a rischio di esclusione sociale per sovra-indebitamento”, conclude Gualzetti.

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