Migrazioni: Cacciatore (teologo), “Papa Francesco ha cercato a Lampedusa una comunità che custodisce i poveri”

“Nel libro si vuole sottolineare che i migranti sono persone con le loro storie, affetti, culture. Sono ricchezze che hanno arricchito la comunità di Lampedusa, che non si è posta domande ma ha accolto”. Lo dice Alfonso Cacciatore, insegnante di religione cattolica e dottorando alla Facoltà Teologica di Sicilia ‘San Giovanni Evangelista’ di Palermo, presentando il volume “Sbarchi di umanità. Lampedusa: un contributo Mediterraneo alla teologia dai poveri”, scritto assieme a don Stefano Nastasi, parroco dal 2007 al 2013 nella chiesa di San Gerlando, unica parrocchia di Lampedusa.
Nella seconda parte del libro, che segue quella della narrazione, il professore Cacciatore suggerisce e condivide una possibile lettura teologica dei fatti avvenuti a Lampedusa e ciò che da Lampedusa suggerisce alla ricerca teologica contemporanea attraverso i “segni dei tempi” di cui la migrazione è “Luogo”. “La riflessione nasce da un’esigenza narrativa e dalla volontà di non disperdere il nostro patrimonio di fede e pastorale. Più volte il magistero pontificio e quello del card. Montenegro hanno letto nell’accoglienza un segno dei tempi. Se è così, allora c’è un innesto di Vangelo nella storia”. Il docente spiega, dunque, che “i migranti sono ‘volto’, irradiazione del volto di Dio, sacramento della carne di Cristo”. “C’è stata una cesura tra povero e sacramento dell’altare – osserva Cacciatore –. Questo è stato un impoverimento. Adesso si prova a ricomporre questa frattura”. Soffermandosi poi sulla comunità di Lampedusa, Cacciatore evidenzia che “si è fatta illuminare dalla Parola, senza che la comunità lo sappia”. “Sta vivendo la pagina del Vangelo delle beatitudini di Matteo. Papa Francesco va a cercare in questa comunità una comunità teofora che custodisce i poveri”.

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