Libano: Iacomini (Unicef), “disastro umanitario senza precedenti. Non possiamo lasciare morire questo popolo”

“La crisi libanese prosegue senza sosta con un impatto devastante sui bambini e le bambine”. A denunciarlo è Andrea Iacomini, portavoce di Unicef Italia, che in una nota mostra le cifre della “tragedia” emerse da un sondaggio realizzato dalla stessa organizzazione umanitaria. Siamo davanti a “un rapido e drammatico deterioramento delle condizioni di vita in sei mesi, con più della metà delle famiglie con almeno un figlio che ha saltato un pasto a settembre, rispetto a quasi il 37% ad aprile. Di fronte a un’inflazione alle stelle, tagli all’istruzione, all’aumento della povertà e a posti di lavoro sempre più scarsi, il 40% delle famiglie ha dovuto vendere articoli per la casa. Sette su dieci hanno dovuto acquistare cibo a credito o prendere in prestito denaro per permettersi il cibo, rispetto a sei su dieci ad aprile”. “Cresce il numero di bambini che soffrono la fame, che devono lavorare per sostenere la propria famiglia e non ricevono l’assistenza sanitaria di cui hanno bisogno”, denuncia Iacomini. I numeri sono impietosi: “Quasi il 34% dei bambini che necessitavano di assistenza sanitaria di base non l’ha ricevuta, rispetto al 28% di aprile. I prezzi dei farmaci sono aumentati in modo massiccio, lasciando numerose famiglie incapaci di permettersi un’adeguata assistenza sanitaria per i propri figli mentre il paese sta affrontando una carenza di medicinali essenziali. I prezzi sono aumentati ulteriormente dopo che il governo ha iniziato, il 16 novembre, a revocare gradualmente i sussidi su alcuni tipi di farmaci, compresi i farmaci per le malattie cardiache, il colesterolo alto e l’ipertensione”, continua Iacomini “Aumentano sempre più vertiginosamente i casi di bambini mandati a lavorare perché le famiglie vivono in condizioni disperate. A peggiorare le cose anche una crisi idrica che rappresenta una minaccia per la salute pubblica, manca ovunque acqua potabile”. “Il Libano”, conclude il portavoce, “sta lottando contemporaneamente con una delle peggiori depressioni economiche del mondo nella storia moderna, con la pandemia di Covid-19 e le conseguenze delle massicce esplosioni del porto di Beirut dell’agosto 2020. Stime recenti mostrano che quasi 8 libanesi su 10 vivono in condizioni di povertà e il 36% in condizioni di povertà estrema. Le cifre sono ancora più pesanti per le famiglie di rifugiati siriani, con quasi 9 su 10 che vivono in condizioni di estrema povertà. Non possiamo lasciare morire questo popolo”.

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