Fidanzati uccisi in Puglia: Cantelmi, “introversione, senso di umiliazione e sadismo, mix psicologico micidiale”

(Foto ANSA/SIR)

“Introversione, senso di umiliazione e sadismo sono un mix psicologico micidiale”. Lo dice al Sir lo psichiatra Tonino Cantelmi, docente di cyberpsicologia all’Università europea di Roma e presidente dell’Associazione italiana psicologi e psichiatri cattolici (Aippc), commentando lo spietato omicidio di Daniele De Santis ed Eleonora Manta da parte del ventunenne Antonio De Marco, reo confesso. “Li ho uccisi perché erano troppo felici”, avrebbe spiegato agli inquirenti. “Non dobbiamo essere ipocriti – premette Cantelmi -. L’invidia per il benessere altrui è qualcosa che ci pervade un po’ tutti, però in questa circostanza è successo qualcos’altro. Non si tratta di semplice invidia ma di una personalità probabilmente molto chiusa, introversa, che vede il mondo come minaccioso, ostile, umiliante per lui. Dunque la felicità altrui – in questo caso di una coppia con cui aveva convissuto – diventa un’umiliazione insopportabile”. “Questa personalità introversa – spiega lo psichiatra – si associa in genere ad una componente sadica e il sadismo è una dimensione estremamente antisociale perché porta le persone a compiere atti molto aggressivi o efferati nei confronti di altri senza provare sensi di colpa. Introversione, senso di umiliazione e sadismo costituiscono un mix psicologico micidiale, esplosivo, che porta a sviluppare comportamenti gravemente antisociali”.

È possibile che questo tipo di personalità non sia mai stata intercettata? “Sì – risponde – perché si tratta di forme di sadismo ‘freddo’ per cui i soggetti, pur essendo evidentemente chiusi e poco empatici, non emettono comportamenti allarmanti. Dentro di loro, invece, costruiscono mondi interiori drammatici con processi che possono durare anche mesi o anni prima di arrivare all’atto. Sono persone che possono rimuginare per lungo tempo vendette, risarcimenti contro la sensazione di umiliazione o la percezione di ostilità da parte di altri o della società, prima di porre in atto comportamenti antisociali”. Alla domanda se sia possibile tentare di prevenire tragedie come questa, l’esperto risponde: “È difficile. Avvertiamo certamente di trovarci di fronte ad una persona disadattata dal punto di vista relazionale, ma è difficile percepire che cosa provi realmente perché i sadici non si aprono mai. Tutto quell’oscuro mondo interiore di cui parlavamo prima, quel bisogno di risarcimento e vendetta, rimane ben mimetizzato fino a quando non esplode in qualche atto efferato. Probabilmente dovremmo sviluppare, noi, una sensibilità particolare perché di fronte a persone così chiuse, ‘troppo normal’, emettiamo a nostra volta comportamenti di altrettanta chiusura. Dovremmo invece pensare che dietro a forme di immaturità relazionale c’è sicuramente sofferenza. Il superamento delle barriere relazionali che queste persone impongono richiede sensibilità e tanto amore per l’altro. È difficile superare barriere di questo tipo, ma sono certo che se De Marco avesse trovato in qualche contesto un autentico amore, anziché una risposta di altrettanta chiusura, che pure è comprensibile, questo avrebbe potuto aiutarlo un po’”. Secondo lei è recuperabile? “Noi riteniamo che tutti siano recuperabili, ma non è affatto semplice anche perché nel sadismo manca qualsiasi senso di colpa pur di fronte ai comportamenti più efferati”.

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