Commissione Ue: pubblicata “Relazione sullo Stato di diritto”. In Italia solidi riferimenti legislativi ma anche criticità e sfide

C’è in Italia “un solido quadro legislativo per salvaguardare l’indipendenza della magistratura e dei pubblici ministeri”. La riforma proposta nell’agosto 2020 sul Consiglio superiore della magistratura e altri aspetti del sistema giudiziario deve però “garantire l’indipendenza e rafforzare trasparenza e integrità”. Questo si dice nella “Relazione sullo Stato di diritto” relativa all’Italia pubblicata oggi dalla Commissione europea. Nella descrizione della situazione italiana si parla di “sfide importanti” sul fronte dell’efficienza dei tribunali (con i tempi della giustizia civile tra i più lunghi in Europa) che le previste riforme, insieme ad un aumento delle risorse umane e all’ulteriore digitalizzazione, potranno aiutare ad arginare. Nel contesto della lotta alla corruzione “nel 2019 l’Italia ha continuato a rafforzare il proprio quadro istituzionale e legislativo”, grazie alla legge del gennaio 2019 e all’estensione ai reati di corruzione degli “strumenti investigativi per la lotta alla criminalità organizzata”. Positivo il ruolo dell’Autorità nazionale anticorruzione anche nel promuovere una cultura di prevenzione della corruzione. Ma l’Italia resta al 51° posto su 100 nel mondo, secondo l’ultimo indice sulla percezione della corruzione (15° nell’Ue). Un altro punto debole, che la Relazione italiana elenca è l’infiltrazione del crimine organizzato attraverso pratiche corruttive, così come la mancanza di “una legge globale che disciplini il lobbismo e il regime di conflitto di interessi”. Un passo avanti sono state le norme per proteggere gli informatori. Bene la capacità di individuare, indagare e perseguire la corruzione ma, anche in questo caso è segnalata una “eccessiva durata dei procedimenti penali”. Rispetto al tema dell’informazione tra le criticità si segnala la fragilità dell’“indipendenza politica dei media italiani a causa della mancanza di disposizioni efficaci sulla prevenzione dei conflitti di interesse, in particolare nel settore dei media audiovisivi”. Un elemento preoccupante sono “gli attacchi fisici e le minacce di morte ai giornalisti”. Utile il Centro di coordinamento per le intimidazioni ai giornalisti, mentre la questione sulle pene detentive per diffamazione è ancora sospesa in Parlamento. Rispetto al tema dei “check and balances”, bene il ruolo della Corte costituzionale anche se serve una “maggiore partecipazione della società civile e del pubblico”; ancora non si è approdati a “un’istituzione nazionale per i diritti umani”. Sempre in questo ambito, la società civile è “vivace”, ma si segnala che ci sono “Ong in particolare su alcune questioni come la migrazione, soggette a campagne diffamatorie”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Italia