Terremoto e coronavirus: mons. Boccardo (Spoleto-Norcia), “emergenza di oggi non sia alibi per ulteriori ritardi”

foto SIR/Marco Calvarese

“In meno di quattro anni dal sisma siamo al quarto commissario straordinario; mentre in Cina in 12 giorni sorge dal nulla un ospedale specializzato e a Genova la ricostruzione del ponte Morandi, a meno di due anni dal crollo, procede a ritmo serrato, in Valnerina da quel 30 ottobre 2016 son passati 873 giorni e siamo al punto in cui siamo, a ricordare l’utopia del ‘non vi lasceremo soli’ e gli slogan buoni per i social netwotk, a sognare e domandare ancora e sempre poche parole e molti fatti”. È quanto scrive l’arcivescovo di Spoleto-Norcia, mons. Renato Boccardo, nel suo messaggio per la Festa di san Benedetto, patrono della città di Norcia e dell’arcidiocesi, che si celebra domani 21 marzo. Una ricorrenza che, scrive l’arcivescovo, giunge in un momento in cui si è chiamati a fronteggiare “un nemico subdolo e invasivo e particolarmente dannoso come il Coronavirus che ci fa sentire ancora più vulnerabili e indifesi, venendo a sovrapporsi ad una situazione già fragile, che genera pericolosamente solitudine e isolamento”. Mons. Boccardo rimette in ordine le ferite aperte del sisma del 2016: “Non possiamo passare sotto silenzio la situazione dolorosa di circa 1.700 persone ancora fuori casa in abitazioni provvisorie, con la difficoltà di realizzare anche minime opere senza infrangere leggi e decreti, costrette ad affrontare ogni giorno la fatica di vivere in un territorio che si sta spopolando, vede i giovani andare via, le aziende chiudere e i servizi trasferiti altrove. E non possiamo non rilevare con dispiacere che i cantieri di San Benedetto, di Santa Maria Argentea, di San Salvatore a Campi e di diverse altre chiese sono nuovamente fermi, che da troppi mesi si attende il risultato delle perizie geologiche che permettano di dare il via alla messa in sicurezza definitiva e al consolidamento della rupe che sovrasta il complesso abbaziale di Sant’Eutizio. Né possono essere costruttivi proclami e lettere di lamento e di sterile polemica, indirizzati ripetutamente fino alle più alte autorità dello Stato e della Chiesa, per recriminare su qualche scelta pratica compiuta o qualche opera realizzata”.
“In questo panorama tenebroso” arriva “un raggio di luce” da Benedetto da Norcia, patriarca del monachesimo occidentale, patrono del continente europeo. Il messaggio del santo, scrive l’arcivescovo, è un “invito accorato a non cedere alla delusione e alla rassegnazione; a non coltivare nel cuore risentimenti e amarezze; a non rinunciare a guardare avanti nonostante tutto; a non ripiegarsi su se stessi e sul proprio piccolo interesse, sia esso personale, politico, di gruppo o di associazione; a fare ciascuno la propria parte, più visibile o più nascosta, per il bene di tutti”. Vale l’esortazione di san Benedetto al Goto “lavora e non ti rattristare” che non rimanda ad “un buonismo superficiale e spensierato, ma una richiesta rivolta a ciascuno perché assuma le proprie responsabilità: allo Stato e alle sue Istituzioni, percepito così spesso lontano, distratto, lento e macchinoso nelle sue complicate procedure; all’Amministrazione regionale e locale, alle associazioni, comitati, comunanze e Pro-loco; alla comunità ecclesiale diocesana e parrocchiale”. “Nel nostro oggi gravato da tante contraddizioni” resta “un grande sogno: vedere presto Norcia e gli altri paesi della Valnerina non solo ricostruiti nelle loro mura ma, soprattutto, nei legami e nelle relazioni umane, professionali e commerciali”. “E non vorremmo – e auspichiamo che così non avvenga – che la giusta e necessaria attenzione all’emergenza in corso distogliesse l’attenzione dalle urgenze dei nostri territori o – peggio – costituisse un alibi per ulteriori ritardi”.

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