Papa Francesco: il futuro “sarà un po’ un dopoguerra”, “ne potremo uscire solo tutti insieme”

(Foto Vatican Media/SIR)

“Qui si piange e si soffre. Tutti. Da questa situazione potremo uscire solo insieme, come umanità intera”.  Lo assicura il Papa, intervistato telefonicamente dal vaticanista de La Stampa, Domenico Agasso. A proposito dell’emergenza sanitaria in atto, Francesco dice che va vissuta “con penitenza, compassione e speranza. E umiltà, perché tante volte ci dimentichiamo che nella vita ci sono le ‘zone oscure’, i momenti bui. Pensiamo che possano capitare solo a qualcun altro. Invece questo tempo è oscuro per tutti, nessuno escluso. È segnato da dolore e ombre, che ci sono entrate in casa. È una situazione diversa da quelle che abbiamo vissuto. Anche perché nessuno può permettersi di stare tranquillo, ognuno condivide questi giorni difficili”. “Non dobbiamo fare differenza tra credenti e non credenti, andiamo alla radice: l’umanità. Davanti a Dio tutti siamo dei figli”, l’invito.
“In questi giorni mi hanno raccontato una storia che mi ha colpito e addolorato, anche perché rappresenta ciò che sta accadendo negli ospedali”, racconta Francesco a proposito della solitudine di chi muore di Covid 19: “Un’anziana ha capito che stava morendo e voleva congedarsi dai suoi cari: l’infermiera ha preso il telefonino e ha videochiamato la nipote, così l’anziana ha visto il viso della nipote e ha potuto andarsene con questa consolazione. È il bisogno ultimo di avere una mano che ti prenda la mano. Di un gesto di compagnia finale. E tante infermiere e infermieri accompagnano questo desiderio estremo con l’orecchio, ascoltando il dolore della solitudine, prendendo per mano. Il dolore di chi se n’è andato senza congedo diventa ferita nel cuore di chi resta. Ringrazio tutti questi infermieri e infermiere, medici e volontari che, nonostante la stanchezza straordinaria, si chinano con pazienza e bontà di cuore per sopperire all’assenza obbligata dei familiari”. Quanto alle conseguenze per il futuro, per il Papa “dobbiamo pensare che sarà un po’ un dopoguerra. Non ci sarà più ‘l’altro’, ma saremo ‘noi’. Perché da questa situazione potremo uscire solo tutti insieme. Dovremo guardare ancora di più alle radici: i nonni, gli anziani. Costruire una vera fratellanza tra noi. Fare memoria di questa difficile esperienza vissuta tutti insieme. E andare avanti con speranza, che mai delude. Queste saranno le parole chiave per ricominciare: radici, memoria, fratellanza e speranza”.

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