Sanità e assistenza: Vaccaro (Censis), “insufficiente la risposta del territorio. I cittadini vanno in ospedale perché hanno poche alternative”

“Le scelte di razionalizzazione economica del Ssn hanno creato non poche difficoltà in questa fase pandemica. C’è stato infatti un aumento della spesa privata delle famiglie e una sorta di riduzione dell’impegno pubblico che ha comportato una individualizzazione del rischio sanitario, con effetti importanti di tipo regressivo non accettabili in un sistema universalistico”. A sottolinearlo è Ketty Vaccaro, responsabile settore Welfare della Fondazione Censis, intervenuta alla sessione conclusiva della IV Conferenza nazionale sull’assistenza primaria. “Gli italiani cronici – ricorda – sono stati messi di fronte alla necessità di mettere mano al portafoglio per bypassare le liste di attesa, o semplicemente hanno dovuto rinunciare o rinviare una prestazione diagnostica o specialistica anche di fronte ad un ticket oneroso, un elemento che ha impattato sulla sostenibilità trasversale”. Inoltre “i determinanti sociali individuali si intrecciano con le caratteristiche del luogo in cui si vive e i livelli di offerta differenti sul territorio. Di fronte alle carenze ed alle forti differenze regionali e locali, finora la sostenibilità sociale è stata di fatto garantita dalla buona volontà della famiglia di farsi carico della cronicità, soprattutto nei suoi aspetti assistenziali. Ma ciò non è più sostenibile”. Per la sociologa il dibattito attuale è “molto concentrato sui problemi delle terapie intensive, certamente gravi, ma ben poco attento alle grandi difficoltà nella capacità di risposta del territorio e dell’assistenza primaria ai bisogni dei malati e dei cittadini. Le persone finiscono per andare all’ospedale perché nei fatti hanno ben poche alternative praticabili”.

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