Nagorno-Karabakh: lettera-appello studiosi di cultura armena al governo italiano, “rischio concreto che si cancelli millenaria presenza come in Turchia dopo il genocidio”

Un appello al governo italiano perché compia gli sforzi necessari per evitare la cancellazione della millenaria presenza armena in Nagorno-Karabakh “come è avvenuto in Turchia dopo il genocidio del 1915”, si attivi per una soluzione pacifica nella Regione “in rispetto della loro autodeterminazione” e intervenga sull’Azerbaigian “per evitare che nelle zone conquistate nel corso del conflitto si ripeta la distruzione di monumenti armeni avvenuta nel Nakhichevan”. A lanciarlo sono un gruppo di studiosi di cultura armena in una lettera aperta indirizzata al presidente della Repubblica, al presidente del Consiglio dei ministri, al ministro degli Affari esteri, ai presidenti delle Commissioni esteri di Senato e Camera e al segretario di Stato del Vaticano, sulla situazione politica, umanitaria e culturale del Nagorno-Karabakh. La lettera è firmata da 42 studiosi, professori di Università, Istituti e Accademie non solo italiani, ma anche spagnoli, francesi, svizzeri, belgi e Usa. “Al termine della guerra, scatenata il 27 settembre dall’Azerbaigian con il fondamentale sostegno della Turchia – scrivono -, l’Armenia e soprattutto il Nagorno-Karabakh (Artsakh) si trovano in una situazione difficilissima. Il cessate il fuoco raggiunto il 10 novembre con l’intervento della Russia ha posto fine alle ostilità, ma buona parte del territorio del Nagorno-Karabakh è stata conquistata dall’esercito azero e gli abitanti armeni hanno abbandonato in gran numero la regione”. La lettera dà voce ad una preoccupazione: “Nonostante il dispiegamento di truppe russe, esiste il rischio concreto che la millenaria presenza fisica e culturale armena possa essere cancellata per sempre dal Nagorno-Karabakh come è avvenuto in Turchia dopo il genocidio del 1915 e nella regione del Nakhichevan, dove negli ultimi decenni l’intero patrimonio artistico armeno è stato distrutto dalle autorità azere”. Da qui l’appello al governo italiano: “Come studiosi della cultura armena, ma anche come cittadini italiani ed europei, chiediamo pertanto alle autorità del nostro Paese di impegnarsi in concerto con la comunità internazionale affinché si giunga a una soluzione politica che riconosca agli armeni il diritto di vivere in questo territorio in piena sicurezza e nel rispetto della loro autodeterminazione. Chiediamo inoltre al Governo italiano di intervenire su quello dell’Azerbaigian per evitare che nelle zone conquistate nel corso del conflitto si ripeta la distruzione di monumenti armeni avvenuta nel Nakhichevan”.

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