Papa Francesco: p. Patton (Custode Terra Santa) al Sir, “il messaggio Urbi et Orbi di ieri il suo testamento spirituale”

(Foto Vatican Media/SIR)

Il Messaggio ‘Urbi et orbi’ della Pasqua di ieri “è un grido e il testamento che lascia per la Terra Santa e per l’intero Medio Oriente, la sua ultima supplica rivolta a chi ha responsabilità di governo in questa terra affinché la smettano di fare la guerra e intraprendere scelte e passi significativi di pace”. Lo ha detto al Sir il Custode di Terra Santa, padre Francesco Patton, ricordando la figura di Papa Francesco, deceduto questa mattina in Vaticano. “Il messaggio di ieri – sottolinea il Custode – va riletto bene perché è inclusivo di tutte le persone che stanno soffrendo, israeliani e palestinesi, le famiglie degli ostaggi e quelle dei bambini che stanno morendo dentro la striscia di Gaza, è inclusivo dei diritti dei due popoli. È un testamento che dovrebbe veramente arrivare al cuore di chi ha in mano in questo momento la responsabilità politica di lavorare per la pace”. Patton ricorda anche “la costante attenzione del Papa per Gaza, per la sua popolazione, per la piccola comunità cristiana locale”. Per padre Patton “la grandissima attenzione che Papa Bergoglio ha avuto per la Terra Santa riflette quella di San Francesco dal quale ha preso il nome. E questo legame risale a molto prima della sua salita al soglio di Pietro, quando era ancora arcivescovo di Buenos Aires, curando personalmente la Colletta del Venerdì Santo e la scuola di Terra Santa della capitale argentina”. Tanti i gesti concreti di Papa Francesco che mostrano questa attenzione alla Terra Santa, tra questi il Custode ricorda “il pellegrinaggio del 2014, il viaggio in Egitto del 2017 e i suoi primi passi di incontro con il grande imam di Al-Azhar Al Tayyeb, e due anni dopo, nel 2019, nell’VIII centenario dell’incontro tra San Francesco e il sultano Malik al-Kāmil, la firma del documento di Abu Dhabi sulla fratellanza umana poi inglobato in gran parte nell’enciclica ‘Fratelli Tutti’ di ispirazione profondamente francescana. Papa Francesco nel suo pontificato ci ha ricordato che l’incontro deve essere aperto a tutti, la fraternità non è l’espressione di una consorteria o di un club ristretto ma è il progetto di Dio sull’umanità e quindi esiste la categoria del fratello da incontrare, da andare a cercare e da amare prendendosene cura. Fraternità, cura, tenerezza, cortesia sono le parole che hanno costellato il pontificato di Papa Francesco e che hanno messo al centro la persona”. “Pensiamo – conclude padre Patton – al suo viaggio nel 2021, a Cipro, per incontrare la realtà dei rifugiati e dei migranti, quello in Iraq, la sua attenzione per la Siria e il Libano, due Paesi che avrebbe voluto ardentemente visitare ma non è stato possibile a causa delle tensioni interne”.

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