Papa Francesco: don Grimaldi (cappellani carceri), “con i suoi gesti profetici, ha insegnato a tutti la via dell’attenzione all’altro incarnando ‘la Chiesa del grembiule’”

“Signore Gesù, Risorto dalla morte, hai chiamato Papa Francesco a guidare in questi anni la tua Chiesa con amore, trasmettendo a tutti la forza della speranza e della fratellanza umana. Anche in questo tempo della malattia non ha nascosto al mondo la sua malattia e la sua umana fragilità. Non ha voluto far mancare, anche in questo Giovedì Santo, la sua ultima presenza accanto ai detenuti, di Regina Coeli, per dire ancora al mondo, alla società tutta, di non condannare, di non puntare il dito verso chi ha sbagliato e di offrire sempre possibilità di recupero”. Lo afferma don Raffaele Grimaldi, ispettore generale dei cappellani nelle carceri, per la morte di Papa Francesco.
“Noi cappellani, con tutta l’amministrazione penitenziaria, i carcerati, il mondo del volontariato, esprimiamo profonda gratitudine al Papa degli ultimi, dei senza voce, dei marchiati, nei suoi molteplici viaggi apostolici, che ha sempre incontrato nelle diverse carceri i molti reclusi – prosegue don Grimaldi –. Ogni Giovedì Santo, si è chinato davanti ai carcerati, con grande umiltà e senza pregiudizi, lavando loro i piedi. Con i suoi gesti profetici, ha insegnato a tutti la via dell’attenzione all’altro incarnando ‘la Chiesa del grembiule’”. L’ispettore generale osserva: “In questo Giubileo della Speranza, non ha fatto mancare alla Chiesa tutta, lo sguardo verso i reclusi, aprendo una Porta Santa nel carcere di Rebibbia. È stato un martire dell’Amore e un profeta scomodo, con i suoi gesti, con le sue parole, ha messo in crisi molte coscienze, riportando la Chiesa alle origini del Vangelo: ‘una Chiesa povera con i poveri’. Francesco, ritorna tra le braccia di Dio per ricevere la ricompensa dei giusti”.

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