
“I numeri del monitoraggio ci invitano ad una riflessione sulla qualità della scuola paritaria cattolica in Italia e confermano che queste sono inclusive”. Lo dice al Sir Ernesto Diaco, direttore dell’Ufficio nazionale per l’Educazione, la scuola e l’università della Cei commentando i contenuti del Quarto Monitoraggio della qualità della scuola cattolica italiana (relativo all’anno scolastico 2021-22), a cura del Centro Studi per la scuola cattolica della Cei e presentato oggi a Roma. “Basti pensare che il 6% degli iscritti non sono italiani e questa percentuale, sui rispettivi iscritti, nelle scuole statali nell’insieme si attesta al 10,8%. Va notato che nel corso degli anni è andata progressivamente crescendo nelle scuole cattoliche la quota di alunni stranieri, parallelamente al tasso di immigrazione. Una maggiore presenza di stranieri è ovviamente impedita dai costi, ma la distanza non è incolmabile e le scuole cattoliche sono per loro natura aperte all’accoglienza e al dialogo interculturale”, precisa Diaco. “La formazione del personale è affidata alla Federazioni – prosegue – la cui attività contribuisce alla costruzione della comunità educante. Questo è un elemento qualificante nella scuola cattolica in cui il rapporto fiduciario con le famiglie si costruisce attraverso un’alleanza con le figure educative. Lo dimostra il rapporto di queste scuole con le famiglie che fa registrare un’alta partecipazione. Nell’insieme il coinvolgimento dei genitori nella vita della scuola appare senz’altro superiore nelle scuole cattoliche; e sembra significativo il dato delle secondarie di II grado, dove in genere i genitori possono essere meno motivati a partecipare. Il messaggio e l’ispirazione educative sono trasversali a seconda delle responsabilità che nel ruolo si assumono”. Diaco parla del rapporto di osmosi tra Chiesa e scuola cattolica in cui “le scuole devono essere disponibili ad essere coinvolte nell’azione pastorale ecclesiastica così come la Chiesa è chiamata a considerare i presidi scolastici luoghi in cui la comunità cristiana, chiamata a fare un servizio alla persona, può integrarsi ed interagire”. Mezzo milione di famiglie dunque scelgono le scuole cattoliche in cui identificano una comunità educativa viva, una formazione integrale e attenzione ai deboli. “Con poche risorse interne o contando solamente sulle famiglie si riesce ad essere molto accoglienti ed accompagnare gli alunni in modo adeguato”, dice. “Il divario nord-sud dipende da una pluralità di fattori – conclude –. Certamente il pluralismo di congregazioni religiose al nord e un differente tessuto socio-economico nella Nazione incidono nel confronto”.