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Commissione Ue: Patto migrazione e asilo, rilievi per una reale applicazione. Mancano sedi, personale e risorse per le nuove procedure

Compiuti dei progressi, ma ulteriori sforzi sono necessari: questo il giudizio della Commissione espresso oggi sullo stato di avanzamento dell’attuazione del Patto sulla migrazione e l’asilo, il “nuovo, solido sistema di gestione della migrazione dell’Ue”, a detta dell’Esecutivo, adottato nel giugno 2024 e che dovrà entrare a pieno regime tra un anno. Bene la banca dati Eurodac, scrive per esempio la Commissione, ma alcuni Stati membri non sono ancora entrati nel nuovo sistema. Ci si attrezza per le nuove procedure di screening e di frontiera, ma mancano ancora sedi, personale e risorse adeguate, così come da migliorare è il recepimento dei nuovi standard sulle condizioni di accoglienza, per prevenire gli spostamenti da uno Stato membro all’altro. La Commissione ricorda poi che per permettere di seguire procedure di asilo eque, efficienti e convergenti, occorre incrementare gli sforzi per ridurre arretrati e ritardi. In generale, “affinché il Patto funzioni, gli Stati membri devono operare sulla base di un’equa ripartizione delle responsabilità”, come previsto dalle nuove norme, anche per permettere per il corretto funzionamento del sistema, in base al quale saranno determinati i contributi di solidarietà tra gli Stati membri. Un richiamo dalla Commissione anche sull’adeguamento dei piani di emergenza e sulla necessità di sforzi nell’integrazione. Da parte sua, la Commissione e le agenzie europee supportano gli Stati membri, ma, dice la nota da Bruxelles, “sebbene si stiano facendo progressi a livello tecnico, un impegno politico costante e la titolarità a livello nazionale restano essenziali per affrontare efficacemente le sfide e raggiungere la piena preparazione” entro giugno 2026.

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