
“C’è lo scandalo dello spreco e della gente che ha fame, anche a Milano. Con quali strumenti abbiamo affrontato, e continuiamo ad affrontare quello scandalo?”. È stato questo l’interrogativo da cui monsignor Mario Delpini, arcivescovo di Milano, ha avviato il suo intervento, concludendo l’incontro per i 10 anni del Refettorio Ambrosiano. “Il primo strumento è la distribuzione degli alimenti: il pacco viveri può aiutare, ma è un poco una mortificazione della dignità delle persone. Un’evoluzione è l’Emporio solidale, che Caritas ha realizzato in tanti luoghi della diocesi: evoluzione interessante, perché permette al beneficiario di scegliere. Poi, ci sono le mense, luoghi in cui si consuma un pasto insieme: altra evoluzione interessante, perché consente un po’ di condivisione. Così arriviamo al Refettorio, dove possiamo apprezzare che ci sono persone che lo rendono bello e accogliente, oltre che utile”.

(Foto Cherchi/chiesadimilano.it)
Ma si può fare ancora un passo in avanti? Sì, l’immediata risposta di monsignor Delpini. “Forse è un’evoluzione un po’ utopica, ma necessaria: la sala da pranzo, il luogo più bello di una casa, ma soprattutto quello in cui si siede a tavola gente che si conosce e si possono stabilire relazioni. Dobbiamo sempre più puntare su servizi, non solo utili per sfamare bisogni, ma profetici nel costruire relazioni, nello stabilire un senso di appartenenza che condivide una responsabilità. Un appartenere alla comunità che è essere protagonisti di una storia”.
“Non dobbiamo avere paura”, ha scandito, da parte sua, il sindaco di Milano, Beppe Sala che, nella sua veste di Commissario straordinario di Expo, aveva partecipato all’inaugurazione del Refettorio nel 2015 e ne fu uno dei grandi sostenitori. “Sono tanti i problemi e le violenze dell’oggi, anche nella nostra città, ma c’è ancora una montagna di persone che non ha perso la volontà di prodigarsi per gli altri. Questo luogo ne è la prova e non era scontato. Anche per la continuità che ha espresso: dopo dieci anni è ancora un progetto vitale, e quella che appariva una piccola iniziativa è diventata una grande impresa, capace di fare da modello anche per altre città del mondo. Il segreto di Milano continua a essere la capacità di coinvolgere e di far sentire ognuno parte di una comunità, a patto che si renda disponibile a dedicarsi agli altri”.