Strage di Capaci: padre Cavallini (pastorale giovanile Gesuiti e Agesci), “a Palermo si tocca con mano il bene nato, che dura nel tempo. Questo sì fa ben sperare”

(Foto: Gesuiti Ufficio Comunicazione)

“Siamo tanti in cammino in questo momento per partecipare alla manifestazione in ricordo della strage di Capaci. Dal centro di Palermo arriveremo sotto casa di Giovanni Falcone con tantissime associazioni, cittadini, giovani, famiglie, il Gonzaga Campus – Palermo al completo”. Lo dice padre Francesco Cavallini, gesuita impegnato nella pastorale giovanile a Palermo e assistente di Zona per l’Agesci, in occasione del 31° anniversario della strage di Capaci, in cui morirono Giovanni Falcone e sua moglie Francesca Morvillo, oltre che gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.
“La recente sentenza di Caltanisetta certifica – pur non individuandone i mandanti – che ci sono di mezzo servizi segreti deviati e pezzi dello Stato – aggiunge il gesuita -. Uno Stato che non è in grado di far luce a 30 anni di distanza, perde di legittimità e autorevolezza. Sicuramente questo non aiuta ad andare avanti con serenità, a credere nelle Istituzioni benché difese da Falcone e Borsellino”.
Per padre Cavallini, “la speranza nel domani viene dai tantissimi frutti nati da questa situazione: Addio pizzo, Addio Pizzo travel, Agende rosse, i comitati, l’impegno delle associazioni, le varie anime dello scoutismo nei quartieri, che dalla strage hanno avuto un impulso ulteriore di impegno. A Palermo si tocca con mano il bene nato, che dura nel tempo. Questo sì fa ben sperare”.

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