Assemblea Cei: card. Zuppi, “solidarietà con i rifugiati è un’azione di pace”. No a “indifferenza” degli “spettatori della guerra ridotta a gioco”

(Foto Siciliani - Gennari/SIR)

“C’è una cultura di pace tra la gente da generare e fortificare”. Ne è convinto il card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, che introducendo i lavori dell’Assemblea dei vescovi italiani, in corso in Vaticano fino al 25 maggio, ha denunciato: “Tante volte l’informazione così complessa spinge all’indifferenza, a essere spettatori della guerra ridotta a gioco. La solidarietà con i rifugiati – quelli ucraini, ma non solo – è un’azione di pace”. Poi l’elenco dei confitti, che “si moltiplicano”: “Penso al Sudan e al suo dramma umanitario. In un mondo come il nostro non possiamo prescindere da una visione globale. Seguire le vicende dolorose dei Paesi lontani, con la preghiera e l’informazione, è una forma di carità. Del resto la cultura della pace è un capitolo decisivo della cultura della vita, che trae ispirazione dalla fede”. “Siamo in un tempo emozionale e soggettivo che rivela e accentua processi di deculturazione: tutto diventa fluido, anche quello che ieri sarebbe stato impensabile”, l’analisi del presidente della Cei: “Cadono saldi riferimenti, mentre ci si esalta, e poi ci si deprime, nella drammatica vertigine della soggettività dell’io isolato, cui sembra che tutto parta da lui”. “La fede crea una cultura della vita attraverso esistenze e pensieri impregnati di essa”, ha osservato il cardinale: “La fede e la carità – scriveva un sapiente uomo di cultura, scomparso da parecchi anni, Mons. Rossano – hanno bisogno ‘della cultura, e già per esprimersi, affermarsi, scendere nell’esistente e sprigionare le loro valenze esistenziali’. Quando non avviene, è grande il rischio di ridursi a intimismo, assistenzialismo o semplicemente a vivere fuori dalla storia”.

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