Chiese orientali: introdotta la soglia di età di 80 anni per l’elezione dei vertici

Una volta compiuti gli 80 anni, i patriarchi e i vescovi delle Chiese orientali – eccetto i patriarchi e i vescovi eparchiali ancora in ufficio – non hanno più diritto di voto nel loro Sinodo. È quanto dispone il Papa con il Motu Proprio “Iam pridem” (“Già da tempo”, ndr), diffuso oggi, con il quale vengono mutate alcune norme del Codice dei Canoni delle Chiese Orientali relative ai Vescovi che hanno raggiunto gli ottanta anni di età nel Sinodo dei Vescovi delle rispettive Chiese sui iuris. “Già da tempo alcuni Patriarchi, Arcivescovi Maggiori e Vescovi hanno fatto notare al Dicastero per le Chiese Orientali le difficoltà emerse nei Sinodi dei Vescovi delle Chiese Patriarcali e Arcivescovili Maggiori, a causa del numero di Vescovi emeriti che ad essi partecipano con voce attiva, specialmente nell’elezione dei Vescovi e dei Capi e Padri delle rispettive Chiese sui iuris”, si legge nella premessa del Motu Proprio, che contiene una apposita norma per esclude dal “voto deliberativo” al compimento degli ottant’anni i vescovi membri del Sinodo dei Vescovi. “Nella elezione del Patriarca hanno voce attiva tutti e soli i membri del Sinodo dei Vescovi della Chiesa patriarcale”, si spiega nel testo, in cui si precisa che “ai Patriarchi, agli Arcivescovi Maggiori, ai Vescovi eparchiali e agli Esarchi ordinati Vescovi in carica non si applicherà la norma, pur avendo compiuto gli ottanta anni di età”. Al Sinodo delle Chiese orientali, inoltre, possono essere invitate “altre persone”, in qualità di esperti.

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