Caritas: mons. Baturi (Cei), “risolvere i problemi di chi ha bisogno e creare contesti di empatia e prossimità”

Giuseppe Baturi, arcivescovo di Cagliari e segretario generale della Cei - foto: M. Bianco/Caritas italiana

“Il benessere dell’uomo non dipende solo dalla soluzione dei suoi problemi ma dallo stare dentro contesti comunitari di empatia, prossimità”. Lo ha detto mons. Giuseppe Baturi, arcivescovo di Cagliari e segretario generale della Cei, durante il 43° Convegno nazionale delle Caritas diocesane che si è aperto oggi a Salerno (fino al 20 aprile). “Dobbiamo sempre interrogarci su cosa sia la carità e su come svolgerla”, ha esordito mons. Baturi, spiegando in punti “il principio della carità per una Chiesa solidale”. “L’opera della Caritas – ha precisato – si mostra bella nell’accendere la carità nelle singole comunità”. “Sarebbe bello pensare ad una solidarietà capace di estendersi ad altre comunità nel mondo in Siria, in Libano, in Africa”, ha aggiunto, oltre ad esortare tutte le comunità ecclesiali ad un “impegno personale di incontro con i poveri. In questo la Caritas deve essere di aiuto”: “Il bisogno ha sempre un nome e un volto, come dice il Papa. Significa che davanti ad un uomo lo sguardo deve cogliere l’interezza del suo bisogno, non solo di pane ma anche di amicizia, di compagnia. Il rapporto con l’uomo che ha bisogno non può non aprirsi ad un impegno sociale e politico perché il bene della persona dipende anche dal contesto in cui vive. Essere prossimo significa essere socio di una società. Per cui l’amore all’uomo non può non diventare capacità di denunciare le ingiustizie e ricostruire uno sviluppo nuovo, un nuovo modello. Ma dopo tre anni dalla pandemia, nella quale abbiamo sperato in un cambiamento, possiamo dire che questo proposito è abbastanza fallito”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Chiesa