Giustizia riparativa: Alici (filosofo), “significa alzare la testa oltre un’‘algebra’ di colpa e di pena e spostare il discorso sulla storia di una vita”

L’amore è entrato nella riflessione sulla giustizia con l’intervento, ieri pomeriggio del filosofo Luigi Alici al convegno nazionale del Meic, in corso a Roma, sul tema “‘E liberaci dal male’. Percorsi di giustizia e di riparazione in questo tempo”.
“La giustizia riparativa – ha detto Alici – significa alzare la testa oltre un’‘algebra’ di colpa e di pena e spostare il discorso sulla storia di una vita, sulla dignità della persona”.
“Dal mio punto di vista – ha proseguito il filosofo – è importante mettere la giustizia in dialogo con l’amore perché attraverso questo dialogo la giustizia viene continuamente purificata da ogni caduta legalistica, viene reimmessa continuamente dentro la vita personale. Ma reimmettere la giustizia dentro la vita personale non significa legare la giustizia a un dato biologico. Significa riscoprire la giustizia dentro quella dinamica – veramente enigmatica – che fa della persona umana l’unico essere in cui finito e infinito si toccano. E l’amore porta in questa riflessione un’apertura infinita sia nell’ordine del bene (infinito del dono), sia nell’ordine del male (infinito di tipo negativo, di tipo distruttivo di tipo e autodistruttivo). Il problema è però mettere in dialogo giustizia e amore. Un dialogo che, secondo me, è indispensabile per aprire l’amore al governo concreto dei conflitti togliendolo da un isolamento troppo astratto”.
Nello stesso tempo, ha osservato, “la giustizia viene richiamata ad una ulteriorità e quindi anche a una sproporzione in cui si incontrano miseria e Misericordia. La giustizia, che per definizione è il paradigma della misura e della proporzione, di fronte all’amore viene, per così dire, ‘spiazzata’, viene ‘allargata’ e in questo modo viene spinta a farsi carico delle fragilità della vita personale”.
Il concetto dell’amore, però, non sembra un concetto politico giuridico. Come si realizza questo innesto? “Il problema – risponde Alici – è che da un certo punto di vista se la giustizia rispetto alla formula tipica della violenza (il tuo è mio) introduce una misura (il mio è mio, il tuo il tuo), l’amore conosce la logica dell’esagerazione nella quale ‘il mio diventa tuo’. Ma non si può donare agli altri per amore quello che spetta agli altri per giustizia, ci ha detto Paolo VI, quindi l’amore ha bisogno della giustizia e reciprocamente la giustizia ha bisogno dell’amore”.
“Da un punto di vista cristiano – ha concluso il filosofo – si possono fare alcuni esempi per attivare questa circolarità. Certamente aveva visto molto bene san Giovanni Paolo II nella enciclica Dives in Misericordia, dove c’è un paragrafo intitolato ‘Basta la giustizia’, e la domanda è retorica perché secondo Papa Wojtyla la giustizia non basta perché quando è abbandonata a se stessa nel nome della giustizia si possono commettere le ingiustizie più gravi. Quindi il problema è trovare una relazione interna tra amore e giustizia”.

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