Diocesi: mons. Tomasi (Treviso), “nessuno che ha conosciuto don Schiavon potrà mai dimenticare la delicatezza e la forza, la capacità di spendersi senza risparmio”

(Foto: diocesi di Treviso)

“Un momento in cui sentiamo che la fede nel Signore è messa alla prova e, allo stesso tempo, ci risulta buona e necessaria. Nel distacco così improvviso e crudo da don Davide abbiamo bisogno di un supplemento di fede semplice e tenace”. Così il vescovo di Treviso, mons. Michele Tomasi, ha definito il momento che si stava vivendo questa mattina, in cattedrale a Treviso, durante il funerale di don Davide Schiavon, il direttore della Caritas diocesana, mancato improvvisamente il 1° novembre.
Alla base del presbiterio la bara di legno chiaro, sulla quale sono stati adagiati l’evangeliario e la stola bianca.
Il vescovo Tomasi ha presieduto la celebrazione; con lui i vescovi originari di Treviso, Corrado Pizziolo, vescovo di Vittorio Veneto, e Giuliano Brugnotto, vescovo di Vicenza. E all’inizio della messa, salutando tutti i presenti, in particolare la mamma e il fratello con la sua famiglia, c’è stato il ricordo di mons. Tomasi per il vescovo emerito, Paolo Magnani, morto ieri, domenica 5 novembre.
Almeno 1.200 persone hanno affollato la cattedrale, molte già dalle 10, per un momento di preghiera prima del funerale. Oltre 200 i sacerdoti concelebrant , diocesani e da altre diocesi del Triveneto e non solo. Numerose le autorità civili.
E poi la sua famiglia di Caritas e le tante persone che hanno avuto il dono di conoscere don Davide e di lavorare con lui, direttori e referenti di Caritas del Triveneto e d’Italia, delle Chiese sorelle in Mali, Serbia, e altri Paesi dove molte iniziative, progetti di collaborazione e scambio sono nati, resi forti dall’amicizia che ha legato le persone.
“Nessuno che lo abbia conosciuto ed incontrato potrà mai dimenticare il tratto della sua persona, la sua delicatezza e forza allo stesso tempo, la sua capacità apparentemente lieve, ma coraggiosa, di spendersi senza risparmio e senza calcolo per sé. Troppo, pareva a volte: ma era così, e cambiarlo sarebbe stato come cambiare il suo respiro, o la qualità della sua fede – ha detto il vescovo, ricordando la figura di don Davide nell’omelia -. Lo sanno i suoi familiari, da cui egli ha appreso questa fede e questo stile di vita. Lo sanno quelli che in vario modo hanno collaborato con lui, nelle parrocchie dove ha svolto il suo servizio e alla Caritas tarvisina. Lo sanno i tanti che da lui hanno imparato a vivere il Vangelo”. E proprio tanti “fatti concreti di Vangelo”, “resi possibili nella nostra Chiesa di Treviso – ha sottolineato mons. Tomasi -, portano il segno della sua persona, della sua lucida ed intelligente passione, del suo dono di vita”.

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